Editoriale. Magna Graecia e centralismo, gli uomini d’un tempo e quelli di oggi

Domenico Mazza
Esprimere in poche parole l’obiettivo che “Magna Graecia” si propone potrebbe apparire riduttivo, purtuttavia mi sforzerò di farlo!
Le basi di pensiero su cui l’idea-progetto si fonda, mirano a ristabilire il principio d’equità che purtroppo ha visto l’area Jonica del nord est Calabro soccombere innanzi ai Capoluoghi storici della Regione.
Tuttavia quest’ultimi nel recente passato ed a tutt’oggi hanno esercitato non già il ruolo che ad un Capoluogo compete, quanto un principio di “reviviscenza feudale” adeguatamente mutuata alla contemporaneità grazie ad una politica avvitata su sé stessa, effettuata dagli attori protagonisti del centralismo “spartitocratico” e conclamata da un galoppante gregariato che sullo Jonio non è mai stato secondo a nessuno. 
Certo, la politica odierna è molto differente da quella che veniva effettuata mezzo secolo fa! 
Personalità come: Giacomo Mancini, Riccardo Misasi, Fausto Gullo, Cecchino Principe, Carmelo Pujia, Benito Falvo, solo per citarne alcuni, oggi rappresentano un vago ricordo di quello che invece è diventata la politica per mezzo dei suoi rappresentanti.
Oggi il pressapochismo impera! 
Un tempo c’era la destra, la sinistra il centro cristiano democratico, le correnti, il pentapartito che cercava d’impedire l’ascesa comunista al potere (salvo poi barattare le Regioni in ossequio al giusto principio d’equilibrio), ma il tutto si svolgeva nel più completo rispetto dei ruoli, rispettando al contempo anche luoghi e territori nei quali s’operava. 
La visione d’insieme, illuminava le idee delle succitate personalità, i quali riuscivano a comprendere che un Capoluogo è tale quando invera il significato del termine apposto. 
Ebbene con loro città come Cosenza, Catanzaro pur mantenendo sempre “l’impronta” del “capo padrone”, riuscivano comunque ad avere un occhio attento verso le rispettive periferie e nel mentre si costruivano autostrade scollinando mezzo Pollino ed Università concentrate in un unico punto, nonché burocrazie regionali pur sapendo che la stessa doveva essere allocata nella sede della Corte d’appello (ed al tempo della nascita delle Regioni, la Corte d’appello si trovava a Catanzaro per la nefasta avventura dei primi del novecento che vide la città di Reggio collassare su sé stessa a causa di un terribile terremoto) al contempo nascevano sedi decentrate di burocrazia provinciale nei centri principali della Regione pur non essendo gli stessi Capoluogo: Direzioni INPS sub provinciali, Uffici delle imposte dirette, ramificazioni dei Comandi delle forze di polizia, sedi staccate delle Camere di Commercio, Ospedali, ecc.
Negli ultimi 20 anni invece s’assiteva e si continua ad assistere al progressivo ed inesorabile depauperamento dei territori periferici: trasporti su ferro inesistenti, aeroporti aperti, chiusi e poi riaperti per contentino, uffici soppressi, accorpamenti delle Asl e per paradosso ASP che divenivano più piccole rispetto a quando erano Asl (Crotone da ex Asl 5 gestiva il presidio ospedaliero di San Giovanni in Fiore, da ASP lo perderà a vantaggio di Cosenza), tribunali scriteritamente chiusi, il tutto con la scusa che la scure dello Stato continua a tagliare le strutture ed i servizi laddove i numeri arrancano. 
Il tutto si è perpetrato nel più completo disinteresse degli storici Capoluoghi, che di contro mantenevano e mantengono le loro rispettive aree territoriali “succursali”, l’ha fatto Catanzaro guardando a Lamezia e Vibo, l’ha fatto Cosenza guardando a Paola e Castrovillari, ma tant’è! 
Il dramma è che quest’abominio silurava nel più completo dimenticatoio l’area jonica:
lasciata a se stessa, esautorata d’ogni autonomia, disconosciuta.
Ma sia chiaro che ciò che gli “uomini del centralismo” volutamente hanno diviso, ovvero la sibaritide ed il crotoniate, la storia ricongiungerà; e nel farlo non si macchierà dell’infamia di ciò per cui s’additano i capoluoghi storici, che hanno accentrato nelle rispettive mura cittadine finanche il midollo, ma devolvendo con sussidiarietà la pubblica amministrazione dei due distretti della nuova provincia ai rispettivi Cocapoluoghi, Corigliano Rossano e Crotone che gestiranno con sussidiaria autosufficienza le proprie pertinenze territoriali, permettendo al contempo di bilanciare l’unica area vasta della Magna Graecia con le altre aree vaste che di conseguenza verranno a generarsi e che a quel punto saranno assolutamente poco dissimili l’una dall’altra paraggiando quindi anche il rapporto, attualmente iniquo, del gettito di Stato. 
Sta per nascere una nuova alba e sullo Jonio l’alba è da sempre uno spettacolo unico! 
Benvenuti nella nuova alba della “MAGNA GRAECIA”. 
Domenico Mazza – Cofondatore del Comitato Magna Graeciaa

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