Editoriale. Ma quale Festa della Repubblica, forse delle lobbies e delle caste…

Chissà perché al raggiungimento di un ruolo o di una funzione più o meno pubblica corrisponda spesso un incremento del volume d’ affari, di maggiori introiti, di incarichi e prebende? A questa domanda si trova la risposta dell’Italia che oggi siamo riusciti a costruire, basata sull’immoralità. Oggi le persone perbene passano per bacchettone, mentre i furbi per persone che hanno capito come va la vita e quindi intelligenti. L’equazione? Furbizia= immoralità= intelligenza! E’ inutile ribadirlo, laddove non arriva il senso etico e civico bisogna rimescolare le carte, rivedere la Costituzione, stravolgere le leggi ordinarie sostituendole con norme rigide, chiare e trasparenti, eliminando ogni dubbio interpretativo che apre le maglie ai mascalzoni di professione. Abbiamo creato un’Italia che arresta chi ruba per necessità (non giustifico i furti che vanno comunque perseguiti) e magari  chi crea le off shore per evadere il fisco per milioni e milioni di euro si gode la vita in vacanza baldanzoso in yacht di lusso. E milioni e milioni di italiani ad assistere, impotenti, a quest’orrendo scenario che schiaffeggia ogni aspetto della democrazia. Altro che festa della Repubblica! Forse dovremmo tradurla in Festa della Casta e delle lobbies! Dovremmo riflettere circa la qualità della vita degli italiani, cosa e come è cambiato il sistema? Qual è il livello di giustizia sociale? Siamo cittadini o sudditi? Altro che passaggio da monarchia a repubblica! Assistiamo alla solita parata militare ( quest’anno saltata a causa della pandemia) lungo i fori imperiali, ma si è perso quel senso di unità nazionale attribuendo vilmente tale distacco a ragioni politiche. La verità è che abbiamo messo sotto i piedi  i valori d’un tempo, a partire dal rispetto tra individui e  calpestato le regole, anche quelle più elementari. Ci si emozionava anche di fronte all’Inno di Mameli, ora non più. Così come ha perso di stimolo l’intervento di fine anno del Capo dello Stato. Tutto questo la politica fa finta di non vedere e  come gli struzzi mette la testa sotto lo sabbia. Si parla solo di economia, di tasse, di vitalizi, di banche, di finanza, di Europa, di manuale Cencelli,  etc etc etc… Ma non si comprende che il vero male è la CORRUZIONE, che genera diseconomia. Se non si combatte la corruzione, seriamente, non si andrà da nessuna parte. Ma non con le leggine di facciata, magari approvate da parlamentari moralisti che si adoperano per far scalare le graduatorie in cui si hanno persino interessi diretti, ma di interventi strutturali in grado di immortalare le coscienze degli individui.  Non vi è solo la corruzione penalmente perseguibile, ve ne è un’altra sottile che attraversa le menti, resa invisibile da abili registi dell’animo umano. Basta ricoprire una carica ritenuta di potere per trasmettere una sensazione di subalternità, di condizione da stato di bisogno e il gioco è fatto. Ecco perché c’è la corsa al consenso o al voto di scambio, e non vale solo per la politica questo ragionamento. Mi vengono in mente le elezioni per il rinnovo degli Ordini professionali laddove non accade nulla di diverso di ciò che si verifica in politica, il sistema è identico. L’unica differenza è la notorietà degli eventi che, a differenza della politica, avviene a riflettori mediatici in larga parte spenti. E spesso le elezioni per gli eletti si trasformano in galline dalle uova d’oro, con l’avallo silente dei discepoli, a loro volta accontentati dal solito piatto di lenticchie. Ed ecco assistere alla prorompente affermazione di professionisti magari di Castrovillari riversarsi su Corigliano Rossano, mediante un numero considerevole di incarichi mai avuti prima. Viene da chiedersi: per merito o per il ruolo che ricoprono? Se mettessimo al bando l’ipocrisia, la risposta potremmo rinvenirla nelle coscienze di ognuno. E allora cosa dobbiamo festeggiare? Se non ci si avvia a un radicale cambiamento diventa superfluo scrivere e denunciare,  finanche inutile investire nella scuola e nella formazione, e anche la Chiesa diventa un luogo di sola speranza e di pulizia provvisoria di coscienze. Ma non cambierà mai nulla.

Matteo Lauria – Direttore I&C

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