Editoriale. Le cose che i “nostri” non dicono. Tansi, Buemi, Porracciolo…

Corigliano Rossano – Le cose che la nostra classe dirigente jonica non dice. E magari le dicono altri, esterni al nostro territorio! Poi ci si lamenta quando qualcuno punta l’indice contro la mancata autorevolezza dei nostri (per nostri intendo la classe dirigente jonica) ! Per un attimo ho pensato a quando come testata giornalistica ospitammo la convention del Coordinamento nazionale dei 30 tribunali soppressi a Corigliano Rossano, quando fu il sindaco di Mistretta Liborio Porracciolo  a dire cose che i nostri sindaci (fortunatamente non tutti) non dicono sulla chiusura dell’ex tribunale di Rossano o quanto affermava il Sen. Buemi quando parlava di “carte false” sulla mai chiarita triste vicenda del presidio di giustizia. La stessa sensazione l’ho vissuta nelle ultime ore, nella qualità di presidente pro tempore (carica provvisoria) del comitato “Magna Graecia” nel corso della manifestazione di presentazione all’hotel Roscianum. Quel che non dice larga parte della nostra classe dirigente lo afferma un cosentino, ex capo della protezione civile ed attuale candidato alla presidenza della giunta regionale, Carlo Tansi, tra i presenti in sala. Qualcuno potrà eccepire e affermare che quel che Tansi dice ora è perché vuol attirare simpatie in quanto candidato alla presidenza. In parte si può condividere una siffatta osservazione, pur tuttavia mi sia consentito poter dire che avrebbe potuto tranquillamente Tansi attestarsi su espressioni decisamente diverse pur condividendo la filosofia dell’idea Magna Graecia. Egli afferma testualmente:« … Distruggendo i nuclei di potere cosentinocentriche, lo dico da cosentino, perché bisogna mantenere il nucleo a Cosenza, potere a Cosenza, e qui (nella zona di Corigliano Rossano e Crotone) ci sono i gregari politici dei potenti politici o sedicenti tali che gravitano su Cosenza…». Tansi, ribadisco, poteva aderire sul piano contenunistico al progetto (ha parlato di comune orografia territoriale jonica etc etc…) e non necessariamente toccare questa nota dolente sottaciuta dai “nostri”.

Qui noto e rilevo un grande limite della nostra classe dirigente. Un atteggiamento prossimo alla viltà. Non è una novità quando si afferma che in molti, con cariche importanti,  abbiano barattato idee e progetti a favore delle nostre realtà, in cambio di carrierismo politico o peggio di interessi personali. Vecchia storia, che ognuno conosce ma che si è costretti a subire perché rientra in un sistema oramai meccanizzato di collusione.

Credo sia giunto il momento di arrestare questo indegno processo che non esito a definire politicamente “immorale”. Dobbiamo, a mio parere, guardare al futuro con atteggiamento diverso, più dignitoso per se stessi e per amore verso il proprio territorio. Senza necessariamente aprirsi a conflitti o secessioni come volgarmente si tenta di far passare in alcuni ambienti contigui ai poteri deviati “cosentini”. La città bruzia ha ospitato nel lontano passato personalità dalle indubbie capacità politiche, personaggi di ampio respiro, che avevano una visione di territorio nella sua interezza. Cosenza al centro si, ma  si conviveva con l’idea comunque di essere città capoluogo di provincia, curando i rapporti con il resto del territorio. La nascita di ospedali nella Sibaritide, del Porto di Corigliano o di altre infrastrutture ne sono la conferma. Negli ultimi almeno 30anni invece, Cosenza si è avvitata esclusivamente su se stessa.  Come non ricordare personalità come Giacomo Mancini o su Rende Cecchino Principe? Non a caso Mancini oltre ad essere Ministro e Sindaco fu esponente di primo piano su scala nazionale dell’allora Psi. Un ragionamento lungo su cui come testata torneremo. Qui, da noi, nel frattempo iniziamo a mettere le basi per costruire una classe dirigente solida, con forti valori, capace di rispettare ma soprattutto di farsi rispettare.

Matteo Lauria – direttore testata I&C

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