Editoriale. La pioggia di queste ore scongiura il pericolo siccità

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La pioggia del 25 e 26 marzo dopo quattro mesi di totale assenza, viene a dare una boccata d’ossigeno ai nostri terreni che rischiavano grosso:   una siccità nel bel mezzo di una pandemia creerebbe milioni di disoccupati e di morti, non solo in Calabria, ma anche nelle regioni che consumano i nostri eccellenti prodotti.

Il cambiamento climatico, infatti, alterna periodi di assenza di pioggia a periodi di pioggia intensa o continua e noi calabresi abbiamo la fortuna di essere circondati su tre lati dal mare, quindi le alterazioni climatiche, nonostante i rischi di siccità  sempre presenti, alla fine una via d’uscita ce la offrono. In questo caso la pioggia con neve è venuta prima con la tramontana e il grecale e l’aria fredda da nord, poi con lo scirocco meno freddo che attraversando il mediterraneo ci porta umidità ed ha portato la pioggia.  In realtà io sono ateo, cioè non credo in Dio fino a che non lo vedo, però l’ho nominato perché so che i calabresi ci credono e quindi rispetto la loro fede.

Ognuno di noi in questi momenti difficili per tutti, senza davvero nessuna distinzione sociale o di razza o di qualunque genere( ameno della differenza di sesso, perché sembra  che le donne siano meno colpite dal coronavirus) è bene che si ricordi dei contadini che  si impegnano per darci da mangiare, dei camionisti, dei commercianti e di tutti quelli che si stanno impegnando in condizioni difficili, con una mascherina al volto e con tanta preoccupazione per garantire a noi il cibo.

Seguo l’evoluzione delle piante, purtroppo in questi giorni solo dal balcone di casa mia, ma vedo che diverse piante che posseggo hanno degli stress, o quantomeno delle difficoltà, perdono spesso foglie, il terreno è più secco, ci sono meno erbe infestanti. Il limone stesso ( la pianta) ha messo da molto tempo le gemme, ma prima di aprirle  ha aspettato due mesi ,poi quando ha visto il sole per dieci giorni di seguito e l’aumento di temperatura ha cominciato ad aprire alcune gemme in fiori( poche), ed è arrivata l’aria fredda, ma anche la pioggia.

Quindi la natura s’ adatta ai cambiamenti climatici in corso e anche noi ci dobbiamo adattare. Il coronavirus, infatti, ci ha colti di sorpresa e adesso, con grande sforzo e con tanti morti, anche noi cerchiamo di adattare le nostre difese contro questo virus. Ci siamo isolati in casa per difenderci, non è uno scherzo: stiamo pagando la superficialità degli ultimi trenta anni in cui ci eravamo abituati a scialacquare le nostre risorse dando più soldi al consumismo che ai medici e agli ospedali, anzi gli ospedali li abbiamo chiusi o resi impotenti.  Infermieri e medi stanno pagando a caro prezzo questa superficialità, ma anche noi paghiamo salato. Così finita questa emergenza penso che ci ricorderemo meglio di ciò che conta davvero nella vita: dovremo ricordarcene per forza, perché altri virus nuovi , finora sconosciuti alle cellule umane, si faranno avanti e quindi conviene  già d’adesso “stipare” le nostre energie  per difendere l’essenziale, la vita innanzi tutto.  Le diatribe che  sentivo fino a tre mesi fa della confindustria italiana che non vuole spendere soldi per difendere l’ambiente ed ora voleva tenere aperte anche le fabbriche non essenziali, ecco queste diatribe che hanno come unico scopo salvare gli interessi di una piccola parte della società , queste diatribe non avranno più senso. Lo stato deve impegnarsi in prima persona per DIFENDERE SALUTE E AMBIENTE, che sono strettamente collegati. E’ inutile che ci si affanni a scovare il complotto dietro a questo virus:  il complotto lo abbiamo già creato tutti quanti noi devastando le foreste e facendo uscire i virus e adesso questi colpiscono noi.

Siamo noi i responsabili di quello che sta accadendo: se stravolgiamo l’ambiente in cui viviamo questo ci fa pagare il conto e lo stiamo pagando salato. Quindi, facendo tesoro di questa esperienza, ci conviene adattarci in fretta e agire diversamente rispetto a prima, alla svelta.  

FABIO MENIN

 

 

 

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