Editoriale. Inosservanze alla circolare ministeriale nei Presidi Ospedalieri

Domenico Mazza

Siamo stati catapultati nel giro di quasi un mese da un regime di normalità ad una forzata convivenza con noi stessi.
Cerchiamo di non pensarci, ma la verità è che questo maledetto virus ha cambiato le nostre esistenze.
In tutto ciò seppur con taluni comportamenti reticenti, i cittadini Jonici, la Calabria, l’Italia tutta ha comunque osservato e continua ad osservare le rigide e necessarie regole che sono state imposte dal governo circa il distanziamento sociale finalizzate ad evitare il proliferare del massivo contagio.

Mi chiedo: ad un atteggiamento abbastanza composto dei popoli, è corrisposto un pari atteggiamento da parte della burocrazia e delle istituzioni?

A fine gennaio, una circolare del Ministero della salute, stabiliva che i pazienti Covid avrebbero dovuto avere solo accesso alle strutture dotate di DEA di secondo livello (ospedali Hub), eppure sembra prassi ormai aduso in diverse strutture di primo livello (Spoke) ospitare sospetti Covid e, ancora peggio,  allestire reparti Covid.

In Italia, tale prassi, adottata in diverse Regioni del centro nord (forse anche per aver sottovalutato la vera forza del maledetto virus) non ha sortito buoni risultati.
Se provassimo ad analizzare il dato delle Marche, laddove sussistono tre strutture Hub ed il resto degli ospedali sono strutture Spoke, i presidi sono stati una delle principali cause di contagio massivo delle popolazioni.
Vuoi la mancanza di DEA di secondo livello, vuoi la quasi totale assenza di stanze a pressione negativa (in Calabria ne abbiamo circa 10 tra Cosenza, Catanzaro e Reggio), vuoi la promiscuità in ambiente ospedaliero e mancanza di percorsi preferenziali e dedicati tra covid e non covid, nonché la carenza massiva di presidi di protezione al personale sanitario, sicuramente gli Spoke non hanno rappresentato il massimo delle raccomandazioni altresì previste dalla circolare ministeriale.

Allora mi chiedo perché in Calabria, che comunque ha avuto più tempo rispetto alle Regioni del nord per preparare un piano strategico di contrasto alla diffusione della pandemia, abbiamo assistito quasi ad una corsa snervante a chi meglio poteva sistemare dei posti da destinare al paziente covid negli spoke?
Sindaci, amministratori, sindacati, si è chiesto a più riprese finanche la rifunzionalizzazione dei presidi dismessi o parzialmente tali, per poi assistere ad un repentino cambio direzionale, nel mentre ci si rendeva conto che forse non tutte le strutture erano adeguate alle rigide prescrizioni previste dalla circolare del 27 gennaio.

Forse non sono state comprese appieno le severe prescrizioni, poiché se così fosse, magari avremmo assistito al disperato appello di Sindaci ed Amministratori che di concerto fra loro (magari per aree) avrebbero potuto ottimizzare le pur scarse risorse e strutture per fare rete, piuttosto che provare a rivitalizzare strutture per fronteggiare la probabile e di certo non augurata diffusione della pandemia.

Chiaro che gli Hub calabresi, che certamente non sono paragonabili ai gemelli del nord (si pensi che uno degli Hub del capoluogo di regione non dispone del PS), avrebbero dovuto predisporre un piano di evacuazione dei degenti non covid, che allocati presso le strutture spoke per quanto riguarda i pazienti in area chirurgia e nelle strutture dismesse per ciò che attiene all’area medica, certamente avrebbero evitato un eventuale contagio indiscriminato, giustificando anche il riuso e la rivitalizzazione delle strutture di periferia.

Ma si sa in Calabria, affianco a tanti fra personale medico e paramedico che combattono da eroi la loro battaglia quotidiana pur senza uno straccio di mascherina, altri hanno inteso la sanità non  come servizio al cittadino quanto alle oligarchie di deviate classi professionali che magari avrebbero mal digerito la momentanea deallocazione dal normale luogo di lavoro.

In tutto questo marasma abbiamo allestito in area Jonica un reparto covid nello spoke di Crotone, ed è in fase di ultimazione un reparto nello spoke di Corigliano Rossano.
Nella città Pitagorica i contagi hanno già superato le 60 unità e superano i 100 in provincia, nella città della Sibaritide da sabato (così come nel resto della provincia di Cosenza) non si fanno più tamponi esclusi i casi all’Annunziata. Che Dio assista la Magna Graecia!

Domenico Mazza, cofondatore Comitato per la Provincia della Magna Graecia.

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