Editoriale. Il referendum, il recovery fund e la geografia giudiziaria

Senza entrare nel merito dei frutti ottenuti o in itinere dalla nostra zona geografica, che non mi interessa analizzare in questo momento, vi è da dire che mai il nostro territorio ha avuto una rappresentanza parlamentare così nutrita e soprattutto facente parte della maggioranza e quindi al governo del paese, che pertanto può concorrere, in modo significativo, alle scelte politiche che si fanno e si andranno a fare.
In questo momento storico è capitata ad essa anche la questione del referendum per ridurre i rappresentanti degli elettori, fortemente voluta dal partito che ha candidato proprio i deputati e i senatori suindicati. Per correttezza, da una parte vi è da elogiare la posizione di chi avendo usufruito di una legge elettorale in passato, nel prossimo futuro potrebbe vedere a rischio la rielezione per diminuzione dei seggi da assegnare; ma a parte ciò, se dovessero essere ridotti i seggi parlamentari da assegnare ad ogni regione e quindi alla nostra provincia, il nostro territorio potrebbe essere penalizzato?
Memori del trattamento che ha subito da sempre, chi volete che sia presentato alle elezioni dalle segreterie regionali e provinciali? Dovendo scegliere: il candidato di Cosenza oppure di Corigliano/Rossano, o di Paludi o di Scala Coeli?
In più, i giovani promettenti che sicuramente ci sono nell’hinterland ovvero nei paesi più piccoli, potranno avere spazio con meno seggi da assegnare, ossia avranno più chance di essere non dico eletti, ma almeno candidati?
In questo contesto è capitata la fortuna (?) del recovery fund, ossia il fondo da 209 miliardi che l’Unione Europea, pare, voglia garantire all’Italia, di questi più o meno 64 dovrebbero essere di sussidi e il resto come prestiti e quindi da restituire negli anni; ma comunque si tratta un flusso di denaro mai più immaginabile.
I progetti provvisori che il governo a gennaio dovrà inviare a Bruxelles, riguardano tante materie; sarebbero 557 per una spesa di circa 677,1 miliardi, quindi superiori a più di tre volte i finanziamenti da avere.
Si tratta di previsioni generali come: la trasformazione digitale della scuola (circa 2.700 milioni), la ristrutturazione degli ospedali (1.200 milioni), il piano depuratori (8.732,839 milioni), il piano siderurgia sostenibile (5.000 milioni) etc., fino ad arrivare ai progetti più locali, ad esempio è previsto il collegamento Palermo-Catania-Messina (4.449 milioni), l’alta velocità Napoli-Bari (2.595 milioni) e tante altre belle cose che per evidenti motivi di spazio non riporto.
Ho letto e riletto l’utilizzazione che si vuole dare dei miliardi a disposizione, ma se non mi sbaglio, non c’è un euro per l’istituzione e/o la realizzazione di nuovi Tribunali, oppure per la revisione della geografia giudiziaria al fine di poter riaprire, quei pochi, Tribunali soppressi ingiustamente.
Se dovesse essere così, sarebbe opportuno e molto gradito che chi ha il potere di farlo ricordi ai tavoli romani, che esiste in Italia un territorio privato del proprio Tribunale, e che da anni cerca di far capire l’errore commesso dall’allora governo; sottolineando, che l’Unione Europea nell’ambito delle richieste all’Italia per lo sblocco dei miliardi del recovery fund, ha indicato anche la riforma del sistema giudiziario italiano, fattore chiave per la tutela dei diritti dei cittadini.
Infine, come non ricordare, a chi in passato ha affermato che il Tribunale dell’allora città di Rossano è stato chiuso per risparmiare e ridurre i costi, che il presidio fu soppresso per decurtare un costo, pare, di 400 mila euro all’anno per il suo funzionamento, perché il personale utilizzato a Rossano o trasferito ad un altro Tribunale è sempre un costo per lo Stato, anche se io ritengo sia una risorsa.
Buon voto a tutti

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