Editoriale. Frattocchie e frattaglie, W Gratteri

L’Istituto di Studi Comunisti, meglio conosciuto come Scuola delle Frattocchie, è stato l’istituzione centrale della formazione dei quadri e dei dirigenti del Partito comunista italiano dal dopoguerra fino al 1993.
Ora io non sono sicuro che qualcuno dei nostri esponenti piddini sia mai stato a Frattocchie (da non confondere con le frattaglie ottime quando si ammazza il porco e si invitano amici e personaggi autorevoli per la famosa maialata). Eppure mi coglie un senso di disorientamento (non è l’ipertensione che regolo con i farmaci) nel leggere che un consigliere regionale oppositore della Jole che ammiro per le sue performance tarantellistiche e lo confesso, maggioranza al Governo, guidato da Conte, renda pubblica dichiarazione dicendo: il Sud assente nel piano Colao!!!
Ora, sarà vero anche questo, per una volta il Sud può restare al palo… ma Bevacqua a chi lo ha detto? A me, alla Santelli, a Salvini (figuratevi) o al suo capo Franceschini che fa sentire la sua voce appena toccano un ambito che gli interessa? Misteri. Aieta non parla, Guccione osannava Zuccatelli e sarà rattristato per la sua dipartita. Ah beate Frattocchie dove era semplice il precetto… che all’attuale ceto dirigente potrà apparire oscuro e incomprensibile: «Se vuoi dirigere, devi studiare». Con il Covid anche da casa.
Nulla solo selfie (a casa con la mascherina?), dichiarazioni piccate ma a 5 mesi dalla elezione del nuovo consiglio regionale non ho letto di una (1) nuova proposta per il rilancio della Sibaritide, piuttosto che per la realizzazione dell’aeroporto che Oliverio propose in campagna elettorale ma quando venne eletto smise di mangiare merluzzi e il risultato lo sappiamo tutti. Ho letto, invece, di un particolare interesse per il surplus di cinghiali (carne che amo alla cacciatora). La dichiarazione di liberare le uccisioni pare abbia scatenato il panico a Cosenza (non ho capito il motivo).
Oggi la Sibaritide assomiglia ad una fregata, con un potenziale di fuoco incredibile: un senatore della Repubblica e tre parlamentari, i 4 eroi Abate, Scutellà, Forciniti e Sapia son d’accordo su tutto: 106, aeroporto, ospedale unico, ferrovia raddoppiata, e ogni altra misura possibile. La loro unità traspare in ogni azione anche se gli ipoacusi romani non sembrano ascoltare molto la loro voce.
A parte l’Abate, che chiede al Ministero dei beni culturali il perché del fermo della elettrificazione della linea ferroviaria ionica, quando ha un sottosegretario grillino (On. Orrico) proprio al Mibact. In qualsiasi altra formazione politica avrebbe alzato il telefono e chiesto: com’è sta cosa? Sboccate. Per non parlare del tribunale, ma ora ne parlo: audizioni, chiacchierate, avanzate Turche e ritirate(si ritirate letterali). Per il resto il peso politico dell’area è da navicella spaziale.
Oggi un grande, che Dio ci conservi a lungo, Nicola Gratteri, richiama in vita il tribunale di Rossano, che fece dimagrire Stasi e il suo amico Mitidieri (disperato, poi, raggiunse Roma in bici). Be’, a Gratteri, che non trova un’aula per quel processetto Rinascita Scott – cosa volete che sia -, al momento non ha fatto eco nessuno. Nessuno di quelli che dovevano andare a Frattocchie e sono al governo, nessuno dei 4 nostri (?) parlamentari, insomma il nulla.
Che tristezza, che scoramento, assistere a questa abulia, a questa rassegnazione, a tanta anoressia politica, si proprio un moto anoressico che rifiuta non cibo (vuoi mettere ‘na maialata) ogni gesto politico, ogni moto programmatorio, accompagnato da una cornice disarmante: sindaci, sindacalisti alla canta gallo dormienti, perché i morti ammazzati della piana, son un effetto collaterale del Covid! O No?
Forza Gratteri, gli onesti sono con te, e il periodo per ammazzare i maiali ritorna a dicembre.
Abbiamo tempo.

Giuseppe Passavanti

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