Editoriale. Fino a quando dunque…abuserai della nostra pazienza?

Avv. Giuseppe Zumpano

“QUOUSQUE TANDEM ABUTERE…. PATIENTIA NOSTRA?” (“Fino a quando dunque….abuserai della nostra pazienza?”)

SS.1. Non è più tempo di reprimere nel petto il grido di dolore, oggi più attuale che mai, con cui Cicerone investì Catilina di fronte al Senato Romano. Nella circostanza (63 a.c. ) EGLI era protetto dai Legionari Romani, non per paura ma perché i sicari del congiurato erano pronti ad ucciderlo.
La mia cautela, che mi induce sempre a rispettare le regole del protocollo diplomatico, è stata vinta dalla grave situazione in cui versa la città e, pertanto, mi è lecito esprimere liberamente il mio pensiero.
Preliminarmente voglio, però, ribadire un concetto fondamentale già espresso nella mia precedente <> e spiegare bene la funzione sociale della CULTURA. Ricorderete che ho parlato di governanti e amministratori <>.
Ciò perché è senza futuro un paese la cui classe politica non conserva ( o, peggio, ignora) la propria cultura: questa non è una consolazione privata, un nobile ozio, ma deve essere sempre attiva, combattiva, presente, perché è fermento vivo anche della realtà politica senza la quale non c’è letteratura, scienza, arte e civiltà.
La cultura, tuttavia, è legata all’intelligenza e alla ragione ed insieme sono il motore del progresso.
E’ pur vero che l’uomo intelligente, anche senza il sapere, è capace di ragionamenti logici corretti, giudiziosi e carichi di buon senso. Non è vero, però, il contrario: un uomo istruito ma non intelligente (cioè stupido, cretino) è una iattura, specie se vuol far valere il suo eruditismo che, nel caso, costituisce un’aggravante.
I cretini, purtroppo, sono sempre stati tanti, ma oggi viviamo in un’epoca 2.0 denominata dell’egualitarismo, in cui i maestri del pensiero non vengono più presi in considerazione.
Il totem della nostra esistenza è lo smartphone o il palmare o il pc attraverso cui ci colleghiamo su internet, google, facebook etc che ci spiegano la curva della nostra vita. A questo sistema di pervasività digitale abbiamo delegato il ruolo di educatori e non ci si rende conto che è fallace il principio “uno vale uno”.
Voglio difendere, invece, la mia capacità di compiere scelte per cui non accetto che uno vale qualsiasi altro uno se quest’ultimo è zero spaccato.
Inconsapevolmente i sostenitori di questo appiattimento sociale al livello più basso, stanno resettando conoscenze e civiltà assimilate nel corso di millenni.
Leopardi diceva che la mediocrità ci assedia e ci soffoca .
S.S.2. Puntualizzato ciò, passo ad analizzare solo alcuni dei più gravi problemi che affliggono la nostra città e che rendono triste, molto triste, il vivere quotidiano di ognuno, compresi gli amorfi aficionados.
Il male, il disastro amministrativo <> – direbbero concordi Virgilio e Lucrezio – cioè diventa sempre più grande e cosi sarà dall’inizio alla fine, Rossano non è più Rossano; Corigliano non è più Corigliano; la nuova realtà urbana sembra maledetta: le due città sono ferme, stagnanti, nessuno è capace di prendere una decisione perché non c’è una visione di governo, un progetto per il futuro e nessuno riesce persino a immaginare come questo futuro dovrebbe essere.
Non ci resta che tornare indietro.
E’ paradigmatica la situazione igienico – sanitaria – ecologico – ambientale in cui versa l’intero territorio comunale.
Durante la campagna elettorale, orsono più di quindici mesi fa, una stucchevole pubblicità murale della lista civica <> ha ossessionato l’elettore, con costanza maniacale, garantendo il diritto a una città pulita: vie terse, fondo stradale privo di crateri, aiuole e giardini ben curati e privi di erbacce eccetera.
La realtà che sta sotto gli occhi di tutti è il contrario: strade urbane e rurali dissestate, erbacce in ogni dove, topi e insetti ci tormentano, fogne e condotte d’acqua (che manca) che scoppiano in continuazione. Ma i rifiuti raccontano meglio di qualsiasi altra cosa questa allucinante sospensione spazio – temporale. La città è monnezza, topi, macerie ed erbacce. I cumuli di immondizia sono per ogni dove e in bella vista. Ci passi avanti, li vedi, li senti.
Da mesi ti aspetti che prima o poi arriverà una soluzione ma non accade nulla. Ho sporto una dettagliata denuncia alla Procura della Repubblica ma niente: sembra che la Magistratura non voglia sporcarsi le mani con l’immondizia, impigliata com’è in altre scorie. Ti aspetti almeno una soluzione provvisoria e d’emergenza (prevista da legge) ma il Comune non risponde né sembra sia capace di disegnare un piano per lo smaltimento.
La città è monnezza, topi e macerie.
E cosi allarghi le braccia giorno dopo giorno, non puoi fare nulla ma neanche puoi rassegnarti.
E’ la politica dell’inerzia.
Ti sembra di vivere, in piena estate e con una pandemia COVID 19 che non ci abbandona, dentro questo brutto incantesimo.
SS.3. Per non impazzire, tutti, uno dopo l’altro, voltiamo lo sguardo dall’altra parte, ma è peggio perché una diversa allucinante realtà ci scuote per ricordarci che la città e il suo circondario è vittima di un altro sortilegio e un altro maleficio: la condizione sanitaria.
Quest’altra grave emergenza non sai come definirla e affrontarla. In un decennio abbiamo visto cadere a pezzi la sua struttura di Azienda Sanitaria locale autonoma, i suoi presidi (due grossi ospedali a Rossano e Corigliano, e tre nel territorio di circa duecentomila abitanti, Cariati, Cassano e Trebisacce ) totalmente depotenziati; posti letto soppressi; reparti che elargivano assistenza di primaria necessità chiusi o resi ingestibili; i due reparti di Pronto soccorso degli ospedali principali sono luoghi infernali dove, nel più totale abbandono di assistenza, le prime cure ti vengono date dopo ore di attesa nei corridoi o nei piazzali esterni. E’ persino inutile chiedere l’intervento delle forze dell’ordine o stare qui a stupirsi, battersi il petto e piangere: a nessuno frega niente dei diritti dell’ammalato.
All’approssimarsi di ogni elezione locale o nazionale ci si ricorda la costruzione di un nuovo ospedale, inutile perché le strutture esistenti, adeguatamente restaurate e attrezzate, soddisferebbero ampiamente tutte le esigenze: si reclamizza idiotamente una cattedrale nel deserto che se e quando realizzata (e coi tempi biblici nostri ci vorrebbero, a ben sperare, vent’anni) sarà già vecchia. Intanto si è distrutto l’esistente. Tutti, amministratori comunali e regionali, politici e faccendieri, sfoggiano una presunta autorità ma tutti sono senza competenza e capacità, essendo versati solo nella cura dei propri affari.
Per incompetenza e irresponsabilità la casta sanitaria non ha nulla da invidiare alle altre che attanagliano la Nazione e che calpestano anche i diritti fondamentali riconosciutici dalla Costituzione.
Politici, dirigenti sanitari e burocrati, a prescindere da competenza e professionalità, che mancano, sono figli della malapolitica. Esercitano il loro potere in sfregio a ogni norma di legge.
Il fallimento non è solo sanitario ma anche economico: è una diabolica simbiosi.
Le follie decisionali sono sotto gli occhi di tutti ma nessuno vede e controlla (Magistratura, Corte dei Conti, forze dell’ordine, funzionari ispettori). Fiumi di denaro pubblico si perdono in mille rivoli per finire nelle tasche di dirigenti sanitari, amministratori, di esponenti politici e di privati senza che nessuno vada a seguire gli intrecci e i collegamenti tra di loro malamente camuffati. La gestione delle attrezzature tecnologiche e, soprattutto, dei veicoli di soccorso è scandalosa.
I beni aziendali sono del periodo giurassico e non sono nemmeno idonei per un museo preistorico. L’apparato Direttivo – Amministrativo ha un rapporto totalmente squilibrato con quello medico e paramedico.
E’ una struttura elefantiaca che produce spreco, inefficienza e strapotere, ma <> (tradotto, per chi non conosce il poeta latino Giovenale: chi sorveglierà i sorveglianti stessi?).
Pochi esempi di questi ultimi mesi sono paradigmatici (solo quattro).
Il primo è questo: in piena pandemia Covid 19 si è pensato (sempre da incompetenti e irresponsabili) di allestire presso il presidio ospedaliero di Rossano il reparto infettivo anticoronavirus.
Si sono stanziati diversi milioni di euro (finiti dove?) senza un progetto e senza alcun criterio tecnologico valido. Si è proceduto subito, però, a distruggere il poco funzionante nell’ospedale e si è passati con lentezza e incompetenza a creare (si fa per dire) il nuovo reparto mediante cartongesso ed altro materiale scadente. Non è stato possibile allocare le poche apparecchiature necessarie alla bisogna col risultato che non c’è stato neanche un ricovero: però quel che premeva ha dato il suo risultato: l’assunzione di un medico figlio della casta.
Sul punto c’è stata una pubblicità vergognosa , ma di questo parlerò subito dopo.
Il secondo: visto che il servizio del 118 cittadino è il peggiore anche se lo confrontiamo con quelli del 4° e 5° mondo, il Comune ha “lodevolmente” pensato bene di fare donazione di una autoambulanza con i contributi di generosi cittadini.
Consegnata l’ambulanza (N.B. veicolo nuovo solo perché mai messo in circolazione) si è scoperto che la fabbricazione dell’automezzo è vecchia di almeno un decennio, tecnologia e meccanica superata, tanto che è sprovvista persino di airbag, di comandi allo sterzo, di automontaggio meccanico della barella, di comunicazione tra cabina di guida e vano soccorso ecc. In conclusione una modesta auto-corriera di appena 2300 di cilindrata ed il personale addetto considera più efficienti e avanzate tecnologicamente le vecchie ambulanze che (per il continuo ed esclusivo uso di ammalati da un ospedale all’altro) hanno sul groppone centinaia di migliaia di chilometri.
Anche nella circostanza tanta la pubblicità e tanta la polemica.
Il terzo: proprio in questi giorni si è portato a termine un pilotato concorso dirigenziale per soddisfare le esigenze della casta.
I parlamentari del territorio all’epoca del bando hanno fatto un casino perché avevano capito il trucco. Ora che il misfatto è compiuto tacciono. Perché? Sarebbe il caso di controllare carte, candidati e collegamenti tra commissari e congiunti degli stessi candidati.
Il quarto riguarda il Comune ma l’argomento clientelismo – nepotismo riguarda sempre la p.a.
Corre voce che presso le Aziende ecologiche locali, nonostante le schifezze sopra segnalate, sono state assunte alcune (poche in verità) persone vicine all’amministrazione.
Anche se l’espressione può non piacere, è bene ricordare che quando si predica bene spesso si razzola male.
Per chiudere l’argomento, ricordo a chi pretende di gestire la sanità pubblica, che l’art. 32 della Costituzione italiana <>.
Inoltre visto che è ricorrente la dimenticanza da parte di molto (troppi) medici del giuramento professionale che impone la difesa della vita, la tutela della salute, il sollievo dalle sofferenze, i doveri di solidarietà ed altro propongo che quotidianamente, cosi come avviene nelle caserme ogni mattina con l’alzabandiera, i medici prima di prendere servizio rinnovino il giuramento di Ippocrate.
SS.4. Avevo promesso un discorsetto sulla pubblicità a cui tanto sono sensibili i nostri amministratori. Lorsignori dovrebbero sapere che una cosa è la comunicazione istituzionale, altra è la propaganda politica.
L’una è doverosa, deve essere oggettiva, acritica, essenziale e veritiera. La seconda, finalizzata all’esaltazione delle presunte capacità e competenze di chi la propone, pur essendo propaganda politica, deve comunque essere chiara, non equivoca per non ingannare il destinatario della stessa e a spese proprie del pubblicizzante.
SS.5. Credetemi, ma, come disse Pascal “mi scuso per la lunghezza della lettera, ma non ho avuto tempo per scriverne una più breve” e mi congedo da voi, facendo presente che sono sempre pronto ad un confronto civile con chicchessia e vi assicuro che parteciperò al dibattito con le mie uniche armi: la mente libera e le mani nude.
Ne ho una terza segreta, che poi è il motto della più famosa squadra di Rugby del mondo, gli ALL BLACKS, utilizzato come titolo di un famoso libro dello scrittore James Kerr.
Credete tuttavia nel saluto di
Giuseppe Zumpano

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