Editoriale. Fare politica è diventato un gioco pericoloso

Tanti anni fa, ormai quasi 20, abbandonai la politica attiva. Oggettivamente mi ripugnava quello che osservavo accadere attorno a me. Partiti che erano ancora, in qualche modo, soggetti all’onda lunga di Tangentopoli, mentre i militanti ed i dirigenti perbene subivano la scalata al vertice dei signori delle tessere attraverso mezzi poco “ortodossi”, tanto per usare un eufemismo. Partiti che diventavano via via mezzi per la conquista del potere fine a se stesso.
Pensavo avessimo raggiunto il fondo. Ma a ripensarci bene, adesso, quella situazione poteva ancora essere ribaltata. Coloro che avevano una visione, un progetto, delle idee positive per una societa’ ancora piu’ progredita e con maggiori diritti sociali e civili, potevano ancora averla vinta. E’ questo il mio unico cruccio per aver lasciato il campo allora. D’altra parte, da quei giorni che ora appaiono cosi’ lontani, quasi appartenenti ad un’altra era geologica, e’ iniziata per me una straordinaria cavalcata, umana e professionale, e davvero non posso che ringraziare il Cielo che sia andata cosi’.
Ed oggi come oggi, non tornerei piu’ a fare politica attiva. E non perche’ non mi piaccia piu’ o perche’ non voglia abbandonare cio’ che ho conquistato con le mie sole forze. Se le condizioni fossero anche solo quelle di 20 anni fa tornerei di corsa. Ma lo scenario e’ drasticamente cambiato, a riprova che al peggio non c’e’ mai fine. Fare politica e’ diventato un gioco pericoloso. Perche’ se ti esponi diventi oggetto di attacchi, calunnie, bugie. Gli “odiatori di professione”, i “leoni da tastiera” scavano in tutti i meandri della vita ed anche se sei “pulito” si inventano “fake news” per farti a pezzi. Se porti avanti delle battaglie sociali o ambientali, non avendo altro su cui attaccarti si arrampicano alle tue treccine da film horror e qualcuna vorrebbe, addirittura, metterti sotto con l’auto. Se ambisci a fare il sindaco si possono inventare che hai rapporti con i mafiosi solo perche’ magari sei entrato in un bar in cui era entrato poco prima un tipo losco. Andrebbero a scavare su cosa fa tuo padre, tua sorella o tuo zio. Rovisterebbero nella tua vita come topi nell’immondizia. Oppure si inventerebbero storie di sesso, droga e rock ‘n’ roll, pur di renderti vulnerabile poiche’, come andava dicendo Don Basilio nel Barbiere di Siviglia “La calunnia è un venticello, un’auretta assai gentile che insensibile, sottile, leggermente, dolcemente, incomincia a sussurrar. Piano, piano, terra terra, sottovoce, sibilando, va scorrendo, va ronzando nelle orecchie della gente. S’introduce destramente, e le teste ed i cervelli fa stordire e fa gonfiar.”
Non ritornero’ piu’ a fare politica attiva se il clima rimane questo. Odio, rabbia, rancore, invidia covano in Italia e quello che stiamo vedendo, purtroppo, non e’ solo che l’inizio. Cio’ non vuole dire che smettero’ di portare avanti le mie battaglie contro la deriva barbarica e medievale che ci sta travolgendo. Contro avvoltoi spregiudicati che aizzano gli istinti piu’ bestiali dell’uomo, contro i cultori della razza superiore e della violenza sulle donne come atto di supremazia, contro l’ignoranza e la violenza verbale e fisica che ne deriva. Anzi la mia lotta sara’ ancora piu’ dura e ostinata. Il clima, in ogni senso, prima o poi dovra’ cambiare e cosi’ la mia battaglia da “lupo solitario” almeno avra’ avuto un senso.

Nilo Domanico – Ingegnere
Attuale Direttore del Progetto “Oman Botanic Garden”

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