Editoriale. Ex tribunale nella legge di bilancio, ottimo. Ora occorre fare giustizia

La notizia diffusa in queste ore dalla parlamentare grillina On.Elisa Scutellà dell’inserimento dei tribunali soppressi, tra cui Rossano, nella Legge di bilancio non può che essere salutata con favore da chi crede nella giustizia come servizio da rendere al cittadino. Lo Stato, lo dice la Costituzione, promuove il più ampio decentramento amministrativo, non accentra in realtà tra l’altro minori per densità demografica come è accaduto per il tribunale di Corigliano Rossano a Castrovillari. Ma questa è ormai storia trita e ritrita che, nonostante sia considerata tale, è rimasta nei cassetti dei governi che hanno preceduto l’attuale. Meritoria è dunque da ritenere l’azione di questo governo che ha introdotto nel contratto M5S-LEGA la riapertura dei tribunali soppressi, altrettanto meritoria è da qualificare l’azione dei parlamentari della Sibaritide i quali sono riusciti, per la prima volta dopo la chiusura del tribunale di Rossano, a far inserire nella Legge di bilancio la speranza della riapertura dell’ex palazzo di  giustizia. Nessuno, sia ben chiaro, ha fatto tanto in passato! Detto questo, tuttavia, mal si comprende l’approccio culturale del M5S riguardo alla questione morale. Si tratta di una  forza politica che della giustizia, dell’etica, della moralizzazione della gestione della cosa pubblica ne ha fatto e ne fa una bandiera, eppure, quando si tratta di mettere mano ai criteri e ai metodi adottati dallo Stato mediante manovre oscure pur di giungere alla chiusura dell’allora presidio di Rossano si ha la sensazione del “condono”. E’ come se questa discussione la si ritenesse inutile, perché l’importante è la sola riapertura. Ma come, lo Stato commette “orrori” e dobbiamo volgere lo sguardo altrove? E’ questo il messaggio che vogliamo dare alle nuove generazioni? Ma c’è di più. Riprendo per un attimo le dichiarazioni rese tempo addietro dal procuratore capo dell’attuale tribunale di Castrovillari Eugenio Facciolla quando prefigurava lobby di potere nell’allora tribunale di Rossano. Il suo, a mio parere, fu un messaggio proteso ad evitare, nel caso dovesse essere riaperto il tribunale di Rossano, la riproposizione di alcuni schemi piuttosto discutibili. Che sono gli stessi, se non peggio, presenti in altri tribunali della stessa Calabria, ragion per cui se lo Stato intese chiudere il tribunale di Rossano perché ritenuto altamente discusso, se questa è la ragione avrebbe dovuto sopprimerne ben altri ancor prima.

Chiarito ciò, perché ritengo importante la questione dell’accertamento della verità rispetto a quanto accadde per la chiusura di Rossano? Credo che ripristinare il palazzo di giustizia di Corigliano Rossano sulla base di un processo di moralizzazione costituisca un messaggio forte anche per come dovrà essere gestito, nel caso di riapertura, in prospettiva. Riaprirlo solo per i disagi arrecati, per le distanze o per la criminalità organizzata non trasmette quel segnale necessario, su basi etiche,  alle masse. Riaprirlo invece perché è stata fatta giustizia significa trasmettere un messaggio forte non solo alle istituzioni deviate, ma anche ai futuri magistrati, avvocati, rappresentanti della pubblica amministrazione che in parte, in un modo o in un altro si ritengono corresponsabili della discutibile nomea d’un tempo. Abbiamo quindi bisogno di un segnale forte, di rigore, di ripristino della legalità, di pulizia del modo vecchio di gestire la cosa pubblica. Ed è per questo che lancio un accorato appello alla deputazione calabrese, affinché si faccia carico a livello nazionale di portare avanti anche queste ragioni etiche e non solo la sola richiesta della riapertura del tribunale.

Matteo Lauria – Direttore testata giornalistica  I&C

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati: