Editoriale. Elezioni, a proposito di informazione…

Corigliano Rossano –  In segno di pace, senza intenti polemici, affronto un tema molto caro ai tanti o ai pochi che pongono l’attenzione sull’uso dell’informazione durante una campagna elettorale. Dico in segno di pace perché continuo a essere fermamente convinto che in questa fase storica sia da sciocchi dare vita a conflitti e schermaglie inutili, che abbassano la qualità del dibattito e indeboliscono l’intero tessuto sociale. Esacerbare gli animi significa indebolire il territorio e fare il gioco di chi rema contro la città unica! Premesso ciò, credo che un giornalista abbia il diritto dovere di fare una scelta di campo ma, a mio avviso, l’uso della “penna” non deve esercitare condizionamenti sull’elettore. Che al contrario è da considerare tendenzialmente un soggetto neutro e può essere indotto a una informazione o ingannevole o a favore di una sola parte politica. E allora quando il giornalista decide di scendere in campo ha l’obbligo, a mio parere, o di sospendere l’attività nella fase topica di una campagna elettorale o è libero di esercitarla ma a condizione che prevalga il principio del pari trattamento, come valore etico e morale ma anche di rispetto nei confronti di tutti. Ivi incluso i politici, su cui mi soffermerò da qui a poco.

Talvolta, soprattutto nelle aree considerate periferiche, si gioca ( e qui ci vedo dell’immorale) sul fatto della crisi economica e molti politici e classe dirigente ne approfittano senza un minimo di profilo etico al fine di utilizzare le fonti di informazione. Atteggiamenti diseducativi che bollo come volgari. Né mi sento di dare la croce addosso alla nostra categoria affogata dalle sabbie mobili della precarietà. Da tempo sostengo la tesi secondo cui bisogna riformare il sistema dell’informazione partendo dall’alto: i finanziamenti, lo Stato, li deve riservare in via esclusiva a soggetti giuridici composti da soli giornalisti e figure professionali di settore (poligrafici, etc etc), così facendo si ottengono due risultati: stipendi garantiti ai giornalisti e la famosa autonomia e indipendenza che il cittadino tanto richiede. Allo stato tutti i dibattiti attorno a questo tema si rivelano autentici “pipponi”- se non si riparte da qui. 

Ma chi ha interesse ad avere un giornalismo libero in Italia? I cittadini ne avrebbero diritto, ma la politica non solo è volutamente sorda ma finanzia la stampa di parte. 

Tornando alla opportunità o meno di schierarsi, un punto è chiaro: chi ha da rimetterci, sul piano prevalentemente degli interessi è proprio il giornalista equidistante ( il cui unico fine è la stima dell’elettore) perché solitamente chi si schiera o da una parte o dall’altra (In Italia è frequente l’alternanza dei governi – aggiungo fortunatamente) prima o poi qualche risultato lo otterrà. 

Credo che in campagna elettorale sia sbagliato fare il giornalista con la sciarpa, quasi come se fosse un militare sceso in campo con l’arma della penna. Qual è il rischio? Che si possano raccontare i fatti di una sola parte politica alterando le verità. 

Argomentazioni queste arcinote ai più, ma per le quali mal si comprende l’atteggiamento del cittadino a cui mi verrebbe da chiedere: piace un giornalismo imparziale o di parte? E a quei tanti moralisti da strapazzo mi verrebbe da domandare: come mai adorate il giornalismo schierato nella consapevolezza che l’essere di una sola parte può presupporre una informazione ingannevole?  

Alla politica ovviamente fa comodo avere un giornalismo schierato, d’altronde i modelli nazionali educano in questa direzione. E sono gli stessi che poi parlano di giornalismo fazioso. E’ un paradosso in termini! Noi come testata giornalistica I&C abbiamo inteso tenere un profilo basso, perché riteniamo che alimentare polemiche sia dannoso in questa fase storica. Ma il contesto ambientale, purtroppo, non ha aiutato a frenare la tanta avidità di potere che c’è in giro. 

Qualcuno tenta di trascinarci  a tutti i costi in una caciara senza fine: la nostra testata è autonoma e indipendente, sia chiaro a chi in maniera fraudolenta vorrebbe collocarci da qualche parte. La “dignità professionale” quale valore anche  di rispetto umano e delle persone è al primo posto! 

Che dire infine, di chi tratta i media locali come se fossero degli alberghi in cui si entra e si esce a seconda delle necessità? Un tema su cui mi soffermerò in un apposito editoriale prossimamente. Insomma anche questo si rivela un mondo infarcito di tanta ipocrisia, opportunismo e di speculazioni di vario genere.    

Matteo Lauria – Direttore testata giornalistica I&C

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