Editoriale. Diciamo no a tutto, e oggi siamo in ginocchio…

Abbiamo detto di no a tutto e oggi il sistema Italia è povero di autonomia. Dipendiamo da altri Paesi con i quali ci prendiamo finanche il lusso di andarci allo scontro. Petrolio, energia, gas… siamo subalterni.  Dice bene il governatore della Campania Vincenzo De Luca quando afferma che se la crisi dovesse perdurare, la nostra Nazione rischierebbe di restare al buio, se è vero come è vero, che il 78% dell’energia è di importazione. La cugina Francia con il nucleare, a pochi passi da noi, svetta ed è Paese fornitore in Europa, inclusa l’Italia. Qui, da noi, da un lato aumenta il montante debitorio dall’altro siamo subalterni ai Paesi esteri sui beni di prima necessità. Rischiamo di non poter accendere neanche i fornelli se non si risolve al più  presto la crisi della pandemia in atto. È indubbio che, se ne dovessimo uscire, una discussione seria in Italia va affrontata, senza se e senza ma, con o senza ambientalisti, con o senza pseudo ambientalisti.  Non possiamo dire di “no” a tutto senza una valutazione attenta delle necessità di noi cittadini: niente trivellazioni, niente nucleare, niente gasdotti, niente inceneritori, niente termovalorizzatori, niente eco-distretti, niente di niente. Il costo che paghiamo è salato: non siamo autonomi. E il dramma è che comunque l’ambiente risulta in parte infettato, con un alto tasso di mortalità per patologie connesse all’inquinamento. Stupidità su stupidità.  

Siamo bravi a mandare i nostri rifiuti all’estero pagando i conferimenti per poi restituirci  gli scarti sotto forma di energia dovendola ovviamente pagare. In sostanza paghiamo due volte: in prima istanza i conferimenti, in seconda battuta gli stessi rifiuti trasformati in energia.  Ma si può essere così imbecilli? Tutti questi grandi politologi ed eroi del saper fare che dai palchi e dalle tv nazionali predicano il santuario della sapienza e della saggezza, hanno consegnato agli italiani questa ITALIA.  

Sono per uno sviluppo eco-compatibile, oggi l’innovazione lo consente anche se bisogna ancora lavorare molto sulla ricerca, ma abbiamo l’obbligo di guardare in faccia la realtà. La domanda è: oggi l’Italia a fronte di una depressione economico-finanziaria, venendo meno la credibilità nei confronti di Stati terzi, è in grado di andare avanti da sola? La risposta è NO! E cosa vogliamo fare? Ecco allora che si pone il problema di ordine politico-culturale circa il dibattito in atto sulle relazioni internazionali e il rapporto con l’Europa. Finiamola con i ragionamenti di pancia, che purtroppo continuano a far presa. E l’appello non è solo alla politica ma anche ai media. Molti conduttori inseguono l’audience e seguono la scia dello scandalismo a tutti i costi per ragioni di numeri, tralasciando importanza e merito delle questioni.  L’obiettivo per costoro non è tanto il bene comune ma essere più visti e ascoltati, così da accreditarsi con gli editori e vedersi confermati i contratti. E qual è il prezzo che si paga? La mancata consapevolezza di ciò che accade attorno a noi. Una irresponsabilità inaudita i cui effetti  rischiano di travolgerci tutti, nessuno escluso. Il Covid, in questo, è stato utile ad aprirci la mente… almeno questo è l’auspicio…

Matteo Lauria – Direttore I&C

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