Editoriale. Criminalità, società civile… Non si può far finta di nulla!

Gianfranco Macrì – Università di Salerno

Quello sulla legalità (nella sua poliedrica accezione, comprensiva, perciò, anche di quella più strettamente legata al concetto-principio di “ordine pubblico”) si conferma tema di prima grandezza all’interno del dibattito sul nuovo assetto politico che la città di Corigliano-Rossano assumerà. E si manifesta in forma ancora più marcata a ridosso degli ultimi accadimenti di cronaca perpetrati nel cuore di una città che, tra mille problemi, prova a risalire la china, a ricostruire un nuovo assetto sociale, a ristabilire un “ordine” in grado di riflettere quella visione democratica che il sindaco Flavio Stasi ha presentato alla cittadinanza ben prima dell’affermazione elettorale. Si tratta di un tema che non deve lasciarsi catturare dalla retorica, e che gli attori sociali coinvolti (sia pubblici che privati) devono invece declinare secondo un “metodo costituzionale”, orientato al fine supremo della convivenza pacifica; un fine irriducibile alle “pretese” di chi si adopera per negare le basi del patto repubblicano. Fa bene, allora, il Sindaco a pronunciare parole ben ponderate sul modo come intende costruire una “reazione” al rigurgito di criminalità, che, da par suo – mi par di comprendere – significa, innanzitutto, offrire un modello di amministrazione fortemente ispirato ai valori costituzionali e indirizzato, di conseguenza, ai canoni della trasparenza. Non ho la pretesa di voler indicare al Sindaco “come” organizzare l’azione pubblica del suo governo; mi permetto soltanto di insistere su uno degli argomenti da lui maggiormente utilizzati in campagna elettorale: la rinascita della città presuppone una volontà politica avente come finalità quella di liberarsi dal cappio della prepotenza, che tradotto dal linguaggio politico a quello del diritto amministrativo significa adottare misure organizzative in grado di prevenire la corruzione. I segnali che giungono dopo i primi mesi di governo della città ci confortano, ma è legittimo che la cittadinanza auspichi maggiore incisività sulla messa in pratica di un piano ad ampio raggio di contenimento e contrasto alla criminalità organizzata, sia di piccola che di ampia dimensione. E vengo al secondo punto: il ruolo della società civile. Non sono mancati alcuni interventi da parte degli osservatori più attenti. Fabio Buonofiglio e Matteo Lauria, per esempio, chiedono massima attenzione da parte delle istituzioni sul pericoloso e costante riproporsi di azioni violente nel circuito cittadino. Invocano, inoltre, un sussulto organizzato, da parte delle tante formazioni sociali attive sul territorio, in grado di accrescere il dovere collettivo a sentirsi “pezzi di Repubblica”, dunque, soggetti aventi il compito di contribuire al dovere di solidarietà. E lo fanno in quanto, prima di tutto giornalisti, dunque in qualità di osservatori scrupolosi di ciò che si annida tra le pieghe di una città ancora sotto shock per quanto successo giorni fa, ma anche consapevoli del modo come, spesso (troppo spesso!), alle nostre latitudini, è uso posizionarsi, in pubblico, di fronte al crimine. Non si può, allora, far finta di nulla. E’ vero – come rimarca il sindaco Stasi – che a Corigliano-Rossano le riserve di anticorpi sono fortunatamente “magna pars”, ma guai a pensare (o peggio, illudersi!) che il contrasto alla violenza, alla provocazione, al gesto intimidatorio, alla prevaricazione, etc. possano trovare contenimento nell’azione sporadica, anche supportata dalle migliori intenzioni, di pochi militanti. Occorre – al contrario – un monitoraggio costante, consapevole, scientifico, partecipato, visibile, tale da incutere nell’avversario criminale il massimo timore e il senso delle proporzioni. L’augurio è, allora, che possa partire, prima possibile, una significativa quanto capillare azione di contrasto culturale verso tutto quanto rientra nel cono d’ombra criminale – specie verso quelle “zona grigia” che in Calabria si presenta più diffusa che altrove – stabilendo senza tentennamenti che una linea divisoria tra il bene e il male c’è (deve esserci) e che Corigliano-Rossano non si lascia trasportare dalla corrente, non assiste indifferente all’avanzare del puzzo mafioso.
Parafrasando Calamandrei: non restiamo indifferenti. 

Gianfranco Macrì – Università di Salerno

 

 

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