Editoriale. Covid-19 e ospedale, è questa la terza città della Calabria?

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Corigliano Rossano – Nei giorni tristi dei ricoverati per covid 19 nel nostro ospedale di Rossano non mi è capitato né di essere in ospedale, né nelle vicinanze, non ho assistito al fuggi fuggi dei pazienti, di cui i giornali e i social hanno parlato con dovizia di particolari e denunce alla magistratura. Mi sono ricordato dei tristi giorni, 125 per l’esattezza, trascorsi tra pronto soccorso e reparti vari dove alcuni bravi medici mi hanno salvato la vita con ottimo impegno personale, pure dalla rianimazione sono passato e il ricordo mi ha accarezzato le membra.
Una cosa i medici e gli infermieri lamentavano, nel 2013: mancano le attrezzature in questo ospedale, perché i medici ci sono, così dicevano 7 anni fa: su questo i pareri tra i cittadini non sono coincidenti, ma nel mio caso io concordavo con loro, perché per fare un’ecografia o una tac dovevo attraversare diversi reparti e quindi la loro osservazione era pertinente. Ora anziché aumentare le proprie attrezzature l’ospedale non solo le ha diminuite, o lasciate ferme, ma ha addirittura perso vari reparti: il pronto soccorso era già da allora in pessime condizioni, con organico di medici al di sotto e con servizi nei reparti sempre al di sotto, proprio per la carenza di attrezzature e la condivisione delle poche attrezzature tra esterni e interni. Colpa di una politica miope.
Quando fu eletto il nuovo sindaco Flavio Stasi sinceramente, in cuor mio, come tanti rossanesi, pensai che sarebbe iniziata una battaglia per il ripristino dell’ospedale Giannettasio, ma anche quello Compagna di Corigliano, insomma perché la 3ª città della Calabria avesse un ospedale decente, fornito dei reparti come si deve. Invece nonostante il sindaco indubbiamente si dia dato da fare proprio su questo tema, solo in occasione della EPIDEMIA DI COVID 19 ho sentito parlare di una nuova TAC nell’ospedale, su iniziativa del sindaco in accordo coi vertici dell’ASL: non si capisce bene come mai questo reparto covid dedicato non abbia preso forma e la luce. Misteri calabresi. Purtroppo, con sommo dispiacere ho ascoltato i pareri contrari di quasi tuti i rossanesi che ho ascoltato, o per telefono o via social, dato il periodo, compresi tanti miei amici, che stimo tanto.
Tutti contrari perché hanno timore che poi qui arrivino i pazienti infetti dal nuovo coronavirus, e quindi non vogliono che si apra questo reparto, visto che, dicono, mancando un percorso di isolamento nel nostro ospedale, si rischia di infettare anziché guarire da questa orribile epidemia.
Io capisco tutto, ma mi faccio una semplicissima domanda: ma il referendum per la fusione delle due città perché lo abbiamo fatto?
PER CRESCERE O PER RESTARE INDIETRO A GUARDARE IL RESTO DELLA CALABRIA?
Se abbiamo avuto la dignità come popolo di votare per una nuova città più grande, mettiamoci in testa tutti che CORIGLIANO ROSSANO DEVE AVERE UN OSPEDALE DECENTE, con pronto soccorso, reparti di emergenza compresa la rianimazione e il reparto per le malattie infettive, medicina, oncologia, pediatria, ortopedia e tutti i reparti che un ospedale deve avere per un territorio di 120 -150 mila persone.
E quale occasione migliore era questa di questa epidemia per dimostrare che vogliamo crescere? Io capisco benissimo che non vogliamo sottostare a Cosenza, di cui non ci fidiamo più, ma le nostre responsabilità ce le vogliamo assumere o no? Il sindaco Flavio Stasi si è comportato bene e condivido il suo comportamento sia per avere informato i cittadini sia per avere chiesto il reparto COVID 19 e avere ottenuto la Tac DI CUI IL NOSOCOMIO AVEVA URGENTE BISOGNO.
Se un reparto di emergenza, con tutte le prerogative del caso, un reparto per le malattie infettive la città ne guadagna o ne perde? Penso che ne guadagni, e sta al sindaco vigilare perché l’ospedale sia fornito di tutto ciò che serve per un reparto così fatto, che aumenta la sicurezza per la città e sarebbe quindi il caso che le paure dei cittadini venissero a più miti consigli.

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