Editoriale. Avvocati, pregi e difetti del “sistema Laghi”

Le masse solitamente rimangono indifferenti alle elezioni di organismi interni a Ordini professionali poiché è prevalente l’orientamento corporativo. Tuttavia si rinvengono spesso elementi metodologici che possano godere di rilevanza mediatica quando determinate dinamiche coincidano con l’interesse comune soprattutto nei casi in cui siano poste in discussione condotte e criteri. Spesso si contesta alla politica una serie di fenomeni degenerativi: il voto di scambio clientelare, il mancato rinnovamento della classe dirigente, l’assenza di programmi e di progetti. E tutto questo è puntualmente stigmatizzato dalla società cosiddetta civile. Ma cosa accade, invece, nella società civile? Chi presta attenzione ad esempio alle elezioni degli ordini professionali, siano essi commercialisti, avvocati, giornalisti, etc etc etc?  Questa premessa è necessaria al fine di ben comprendere il contesto sociale in cui si opera, che appartiene al comportamento degli individui.

Affermare che sia la sola la politica marcia è un pretesto per trovare ognuno quell’alibi tale da giustificare la coscienza e sentirsi abilitato.

Smettiamola anche con i soliti sobillatori di piazza che denunciano di tutto e di più per poi omologarsi al sistema appena dopo incassata l’elezione! Abbiamo bisogno di persone serie e responsabili, non ossessionate dalla fregola della gestione di un potere a tutti i costi. Si parla spesso dei giovani e di ricambio generazionale, mi chiedo: in un contesto sociale in cui ognuno pensa ai “fatti propri” si può chiedere a un adulto un’alta dose di altruismo e mettersi da parte per fare largo ai giovani? Quante favole! Sono rari i casi in cui si assiste a una sorta di “passaggio del testimone”  e, quando ciò accade, si profila l’ipotesi di nepotismo. Questo per dire che i giovani devono imporsi, perché in questa società nessuno regala niente a nessuno!

Sin qui l’aspetto fenomenologico, in una valutazione complessiva rispetto a come abbiamo, nostro malgrado,  concepito il sistema Italia.

Ora veniamo a quanto è avvenuto nei giorni scorsi durante la elezione del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Castrovillari,  dove ha stravinto il “sistema Laghi”. Il presidente uscente Roberto Laghi è orami una realtà, ha capacità aggregative e di strategia indubbie per talento soggettivo, affinato probabilmente nel corso degli anni. Dopo l’accorpamento dell’ex Ordine di Rossano a Castrovillari, il noto legale riesce ad incoronare un nuovo risultato plebiscitario, con tanto di “cordata” al seguito, nonostante il sistema elettorale promuova le singole candidature. Già nella precedente tornata, rispetto ai litigiosi avversari, diede una giusta interpretazione all’allora normativa, affermandosi con successo.

Nelle ultime ore,  tra la cristallizzazione di un potere consolidato e i tanti limiti di chi seppure coraggiosamente tenta di mettere in discussione chi si nutre di apparato, conferma il trend positivo di consenso. Vince complessivamente la politica forense del “porta a porta” considerato che non vi è stato un confronto pubblico tra le parti contendenti.

Fatta eccezione per  qualche screen shot con i nomi delle liste blindate, nessuna indicazione programmatica di merito. Minata in alcuni casi finanche la lealtà tra colleghi per accordi precedentemente assunti e puntualmente disattesi. Si qui una analisi basata sui singoli comportamenti.

C’è poi l’altro aspetto, legato alle logiche territoriali che poco mi appassiona in realtà. Per quanto mi riguarda quel che è importante è gestire bene un organismo pubblico, poi se la squadra è castrovillarese o jonica o mista non è un problema. Se in un qualsivoglia tribunale sussistono disservizi o infiltrazioni di acqua piovana, se si registrano rinvii di udienze alle calende greche, se la sicurezza strutturale di un sito non è garantita, se si riscontrano ipotesi di favoritismi in attribuzioni di incarichi, credo che un Ordine professionale abbia l’obbligo di intervenire. E ritengo che in una campagna elettorale forense certe cose (unitamente a programmi e progetti)  vadano dette se si intende dare valori ai principi democratici secondo i quali il voto debba essere espressione di una compiuta e formata opinione, altrimenti il dato è falsato.

Ma tornando a Castrovillari e al problema della territorialità, ancora una volta l’area jonica ha dimostrato i propri limiti in capacità aggregativa. E qui il discorso si fa ampio: si paga lo scotto delle divisioni tra toghe coriglianesi e rossanesi, ma anche tra stesse toghe rossanesi. Reminiscenze storiche, spocchia, arroganza o il sentirsi uno migliore dell’altro fa il resto. Aspetti caratteriali quindi che inficiano sul nascere una qualsivoglia iniziativa basata su buoni propositi. E’ chiaro che se si persevera, lo jonio ivi incluso il progetto fusione Corigliano Rossano (per la parte politica), andrà a farsi benedire. La litigiosità non porta da nessuna parte. Lo dice la storia!

Sulla testa di alcuni eletti pende ora la spada dell’incandidabilità, altro aspetto su cui si potrebbe aprire una profonda riflessione circa il concetto del rinnovamento verso cui si è espressa, in parte, finanche la corte di cassazione a sezioni unite, la cui motivazione  trovava conferma in sede legislativa. Ma neanche gli ermellini, a fronte del desiderio spasmodico di essere presenti ad ogni costo, riescono a porre un freno, il tutto in ossequio al cosiddetto principio costituzionale che richiama lo stato di diritto. Vedremo chi e come porterà avanti questa battaglia o, se al contrario come spesso accade, trionferà il silenzio e gli accomodamenti.

In conclusione cosa dire: in democrazia vince chi ha preso più voti, le chiacchiere stanno a zero. L’auspicio, lo dico in generale, è che almeno nelle categorie professionali, ritenute “elette”, in futuro prenda corpo il voto di coscienza.

Matteo Lauria – Direttore testata giornalistica I&C

 

 

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