Dolce italo-albanese sbarca a Corigliano, la Riganella pasquale |VIDEO

La Riganella è un dolce tipico pasquale risalente al tardo Medioevo, è d’origine arbëreshë ma viene preparato anche in altre località calabresi, come a Corigliano, dove la tradizione giunge dai vicini comuni italo-albanesi. Preparata il Giovedì Santo per essere consumato dopo il mezzogiorno del sabato, nel rituale religioso la forma a spirale simboleggia il ciclo della vita e la sua rigenerazione, concetto diffuso nell’iconografia bizantina. Il nome si deve alla presenza di un ingrediente insolito nelle ricette dolciarie: l’origano, un’erba aromatica tipica della nostra costa jonica.

Gli ingredienti sono: 4 uova, un bicchiere di zucchero, un bicchiere di vermut, un bicchiere di olio extravergine d’oliva, un chilo di farina, lievito, un pizzico di sale. L’impasto deve essere amalgamato bene per risultare elastico. Dopodiché si trasferisce sul piano per essere lavorato bene. Il panetto ottenuto si divide in pezzi. Ogni pezzo deve essere steso con uno spessore molto sottile (perché in cottura dovrà risultare molto croccante). Una volta steso, si distribuisce sopra olio d’oliva, zucchero e il ripieno che varia in base ai gusti. A questo punto, si taglia il tutto in tre strisce e ognuna di esse si chiude nel senso della lunghezza. Ottenuta la striscia arrotolata, si gira su sé stessa ottenendo la forma di una spirale. Se si desidera una forma maggiore, a questa prima base si può unire un altro pezzo intorno, così la spirale risulterà più grande.

Le antiche ricette vengono tramandate di madre in figlia ma per non far perdere la tradizione la Proloco di Corigliano si attiva con iniziative e dimostrazioni pubbliche delle preparazioni più rappresentative del territorio.  «Noi della Pro Loco lottiamo per mantenere le nostre tradizioni e non farle perdere, afferma Immacolata De Patto della Proloco di Corigliano. Teniamo tantissimo alle ricette della tradizione, come tagliatelle e ceci che si fanno nel giorno dei defunti, le ricette natalizie e quelle pasquali, e le proponiamo alle nuove generazioni affinché non si perda la continuità».

 

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