Distretto del cibo Piana di Sibari. Corigliano-Rossano comune ente promotore

CORIGLIANO-ROSSANO – È stato deliberato in giunta di rendere il comune di Corigliano-Rossano ente promotore e capofila per il riconoscimento del Distretto del cibo “Piana di Sibari”. C’è bisogno di un salto di qualità nella gestione delle politiche del cibo per far sviluppare ancora di più i nostri territori, in maniera organica, identitaria e strategica. I Distretti del cibo, istituiti con la legge 205 del 27 dicembre 2017, costituiscono un nuovo modello di sviluppo per l’agroalimentare italiano, nascono infatti per fornire a livello nazionale ulteriori opportunità e risorse per la crescita e il rilancio sia delle filiere che dei territori nel loro complesso.

I distretti del cibo, oltre a rappresentare strumenti di sviluppo a lungo termine di corretta gestione del territorio in aree fortemente caratterizzate dall’attività agricola ed agroalimentare, rappresentano, in un momento di difficoltà generale del Paese come quello attuale, la possibilità di approvvigionamento autonomo di risorse economiche al di fuori dei normali canali di trasferimento regionale o statale, destinati a costante riduzione.

Nell’area del comune di Corigliano-Rossano e nella piana di Sibari è incentrata sulla produzione agricola, in particolare nel settore ortofrutticolo ed olivicolo, le cui aziende di produzione coincidono spesso con aziende agro-zootecniche e il comparto ittico rappresenta uno dei settori produttivi maggiormente caratterizzanti ed importanti della città di Corigliano-Rossano.

È in atto, a tutti i livelli di governo, una politica di rivalutazione del mondo agricolo volta, tra l’altro, all’affermazione del concetto di “ruralità di qualità”, cioè di un modello di sviluppo agricolo e rurale che pone l’attenzione sugli aspetti sociali, di gestione e di identità del territorio, sulla qualificazione dei prodotti e dei servizi, sulla valorizzazione delle tradizioni culturali e delle vocazioni territoriali.

Nella Piana di Sibari, esiste una tradizione culinaria d’eccellenza, tramandata nelle famiglie, contaminata dalle perenni piccole e grandi migrazioni, comprese quelle odierne; una cucina sana e completa, che si gusta nelle case, nelle trattorie e nei ristoranti della zona. Creare un distretto del cibo significa iniziare un percorso basato su logiche di interesse comune finalizzate ad una nuova agrarietà, riallacciare i legami tra cibo, alimentazione, cucina, arte, storia, cultura, sostenere la promozione di investimenti, turismo, folclore, salute, accoglienza e ristorazione, integrare l’agricoltura con le imprese che operano nell’agroalimentare, dare vita a filiere che collegano le aziende agricole con le imprese del comparto agroalimentare, turistico e culturale presenti nel territorio.

I Distretti del Cibo sono la forma rinnovata dei distretti in agricoltura che il legislatore nazionale ha proposto con la legge di bilancio 2018. Dunque, sono l’ultima generazione di quella grande famiglia di distretti che si sono diffusi nell’ultimo ventennio e sono stati posti per rinnovarne le finalità, allineandole con i nuovi obiettivi della PAC, di Cork 2.0 e delle politiche per l’ambiente e il cambiamento climatico.

«Ho lavorato a lungo in questa direzione è una buona occasione per l’intera Sibaritide. La creazione del distretto avrà un percorso partecipato e il più possibile rispettoso del solco già tracciato dal distretto agroalimentare di qualità – ha dichiarato il vicensindaco, con delega all’Agricoltura, Claudio Malavolta – la fase embrionale è iniziata con la condivisione dell’idea con le organizzazioni di categoria agricole. A breve saranno coinvolti altri comuni ed OP. La filosofia che è alla base della legge sui distretti si sposa pienamente con la nostra visione politica di agricoltura che non solo rispetta l’ambiente, ma lo protegge attraverso la cura costante. Quella del distretto è anche una bella sfida per dimostrare che in questo territorio si riesce a fare squadra».

«L’esperienza dei distretti va rilanciata e rafforzata – ha commentato il sindaco Stasi – a tutela delle imprese agricole vanno costruiti rapporti più stretti nelle filiere e servizi che guardino a tutto il territorio nel suo complesso. Mettere insieme imprese, cittadini, associazioni, istituzioni per realizzare obiettivi comuni. In questo modo consentiremo al nostro Comune di guardare allo sviluppo locale e alla tutela del paesaggio con un approccio nuovo».

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