“La seconda ondata pandemica del Covid-19 – osserva il presule – ha ulteriormente generato in noi incertezze e paure cui si aggiungono emergenze sanitarie congiunte a quelle economiche-finanziarie, per non parlare, poi, dell’emergenza educativa a causa della chiusura delle scuole, nonostante l’impegno e la responsabilità profusi dai dirigenti e dagli insegnanti per non far mancare sia pure a livello digitale l’offerta formativa”. “Anche noi – prosegue mons. Savino -, come Chiesa siamo chiamati a ripensare a nuove forme di evangelizzazione e di presenza accanto e in mezzo alla gente”. “Con molta onestà – ammonisce il vescovo – dobbiamo dirci, al di là delle responsabilità istituzionali e non e di ciascun cittadino, che il Coronavirus ha destabilizzato tutto e ha messo in crisi soprattutto modelli di sviluppo fondati sulla ipertrofia dell’‘io’ o di un ‘noi’ prigioniero in una lobby”.
Savino invita a “prendere sul serio la politica”, che “significa affermare il dovere dell’uomo, di ogni uomo, di riconoscere la realtà concreta e il valore della libertà di scelta che gli è offerta per cercare di realizzare insieme il bene della città, della nazione, dell’umanità, con pazienza e senza disperazione”. “La politica è una materia fragile e potente da rispettare sempre. Come vocazione e impegno”, aggiunge il vescovo, sottolineando che “oggi più che mai, soprattutto i credenti, devono accettare il rischio della carità politica, sottoposta per sua natura alla lacerazione delle scelte difficili, alla fatica delle decisioni non da tutti comprese, al disturbo delle contraddizioni e delle conflittualità sistematiche, al margine sempre più largo dell’errore costantemente in agguato. Ripensare ad una politica che, come diceva La Pira, dopo l’unione con Dio, è l’attività religiosa più alta” (Comunicato stampa).