Covid, a Cosenza degli otto pazienti ricoverati in terapia intensiva sei sono no vax

La responsabile di Epidemiologia dell’Asp Amalia De Luca: «Sono portatori della variante Delta mentre Omicron è decisamente minoritaria. Questo potrebbe avallare la teoria di una minore pericolosità ma non dobbiamo assolutamente abbassare la guardia»

Gli scienziati mantengono un cauto ottimismo. Dai dati che circolano, non appena si è avuta notizia della nuova Voc (Variant of Concern, cioè variante di rilievo) che porta il nome della lettera mediana dell’alfabeto greco, la Omicron, ormai sono evidenti due fatti. Il primo: si diffonde rapidamente; la seconda: potrebbe essere meno aggressiva in quanto sembra (mantenersi cauti è d’obbligo) che il virus, in questa veste, prediligerebbe più le vie respiratorie alte (gola, naso) che i polmoni (in cui Alpha e Delta invece si annidano più facilmente creando le pericolose polmoniti interstiziali).

La situazione dei ricoverati a Cosenza

Se nel macro ci pensa l’Iss a tracciare ogni 14 giorni un quadro complessivo della diffusione delle varianti sul territorio italiano e per regioni (dall’ultimo rilievo la Calabria è al 73% di diffusione di Omicron mentre la provincia di Cosenza è ferma al 50% anche se si attendono gli ultimi dati del flash survey da un momento all’altro), nel micro facciamo riferimento alla situazione cosentina.

«Un dato interessante credo che sia quello relativo ai ricoveri – spiega Amalia De Luca, responsabile Epidemiologia dell’Asp bruzia -. Dalle informazioni che ci arrivano la maggior parte dei ricoverati in ospedale sono portatori della variante Delta mentre Omicron è decisamente minoritaria. Questo potrebbe avallare la teoria che parla di una minore pericolosità ma non dobbiamo assolutamente abbassare la guardia, sappiamo troppo poco».

Ancora allarme novax per la Terapia Intensiva

Degli otto ricoverati in Terapia intensiva a Cosenza sono sei i pazienti non vaccinati, mentre due sono vaccinati ma con due dosi. «Con riguardo ai vaccinati bisogna capire da quanto tempo i pazienti hanno completato la seconda dose, ricordiamo che il booster è fondamentale per mantenere una risposta immunitaria adeguata. Va poi valutato se si tratta di pazienti che hanno anche altre patologie concomitanti ma di certo il quadro generale parla di un rischio altissimo per chi non ha nemmeno unadose. È chiaro che il vaccino funziona benissimo e che è importante continuare sulla strada delle somministrazioni anche per l’età pediatrica».

di Alessia Principe Fonte LaCnews24

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