Corruzione e voto di scambio. Prevale il malcostume

Di MATTEO LAURIA
URNAIl malcostume prende forma. La città retrocede sul piano dell’etica politica e si apre ai soliti loschi accordi che nulla hanno a che fare con i principi cardine del consenso: programmi e progetti.
Il problema di una magistratura che spesso interviene tardivamente avalla i vecchi metodi. Si rivelano inutili, ai fini dell’interesse generale, quelle inchieste sul voto di scambio o sulla corruzione elettorale che esplodono a distanza di qualche tempo dall’appuntamento con l’urna.
Quando arriva la giustizia, il danno è ormai fatto: quel sindaco, quel presidente di giunta provinciale o regionale risultano il frutto di “patti” illeciti e illegali ma sono ormai insediati, hanno governato e legiferato con fare indisturbato. La bufera giudiziaria, dopo alcuni anni, è superflua.
È allora importante intervenire in tempo al fine di evitare che organismi elettivi siano viziati da metodi intrisi di malaffare.
In questa campagna elettorale, accade di tutto. Fonti ritenute attendibili narrano di situazioni ai limiti dell’imbarbarimento, dell’esistenza di un vero tariffario: 100 euro a voto, 1.000/2.000 euro la candidatura in una lista.
Attenti a quella magistratura che c’è ma non si vede. La stessa che ha agito nell’inchiesta che ha scoperto il fenomeno dei furbetti dei cartellini all’interno dell’azienda sanitaria provinciale dove gli indiziati sono stati immortalati dalle immagini delle telecamere posizionate dagli 007.
È bene mettere da parte ingordigia, avidità e sete di potere. Il rischio è alto. I protettorati di un tempo iniziano a cedere, e non tutto è gestibile. Alcuni poteri, seppur forti, manifestano segnali di vulnerabilità. Quindi prudenza nelle azioni, perché poi è inutile “piangere” quando scattano le manette.
Un capitolo a parte meritano le promesse per un posto di lavoro, per il versamento delle famose “giornate” ai braccianti agricoli, per l’assunzione in un supermercato o in un’agenzia.
Si specula insomma sulla sofferenza e sui drammi delle persone. Quello di giugno non sarà un voto libero, il margine del “voto di opinione” si assottiglia sempre di più. Soprattutto per quanto attiene lo scranno per un posto in Consiglio comunale.È una corsa impazzita al Palazzo. D’altronde, si sapeva. Non a caso, l’auspicio a posticipare l’appuntamento elettorale in autunno nasceva da questa consapevolezza. La recrudescenza del clima politico rischia di esplodere in tutte le sue forme nella fase topica della campagna elettorale.
Nessun segnale di equilibrio si registra sul fronte “fair play”. Solo un timido accenno nel corso di un incontro sul futuro della centrale Enel al cospetto del viceministro Zanetti, nel quale il candidato Tonino Caracciolo ha ringraziato gli altri candidati suoi competitor per la loro presenza in sala, parlando di atto di civiltà. Ma è poca cosa rispetto a quanto potrebbe accadere sin dall’immediato futuro.
A confermare le tensioni nell’aria, un ulteriore atto di diffida nei riguardi del candidato Ernesto Rapani da parte del consigliere regionale Giuseppe Graziano con riferimento a una nota stampa diffusa dal rappresentante di Fdi-An. Tra i due è ormai scontro senza sconti.

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