Coronavirus. Candido (Abolire la miseria): Controllare le zone più a rischio sanitario

“Dal primo caso di Cetraro (CS) dell’8 marzo, domenica 15 marzo il dipartimento della protezione civile nazionale ha rilevato, in Calabria, 68 casi accertati di Coronavirus. Una crescita esponenziale (del 680%) in poco più di una settimana. E oggi – 16 marzo – quotidiani regionali già parlano di 82 casi.
Per le condizioni sanitarie in cui versa dopo anni, decenni, di malasanità e commissariamento da parte del governo nazionale, la Calabria non sarebbe in grado di sopportare una pressione sanitaria simile a quella che, in questi giorni, stanno sopportando regioni come la Lombardia e l’Emilia Romagna, che hanno sistemi sanitari assai più efficienti ed efficaci del sistema sanitario calabrese”. È quanto si legge nel comunicato stampa di Giuseppe Candido (Consiglio Generale del Partito Radicale), Rocco Ruffa (già componente Comitato Nazionale Radicali Italiani) e Mina Schett Welby (co presidente Associazione Luca Coscioni), rispettivamente Segretario, Tesoriere e Presidente dell’associazione Radicale Nonviolenta Abolire la miseria. La nota prosegue con un vero e proprio appello nei confronti della Presidente della Regione Calabria, Onorevole Jole Santelli.
“Per quanto detto e anche in considerazione dei tanti, troppi, trasferimenti da Nord a Sud che – nei giorni successivi la chiusura delle scuole in tutta Italia, hanno interessato la Calabria, ci appelliamo alla Presidente della Regione Calabria, onorevole Jole Santelli, affinché provveda subito a richiedere al governo centrale l’approntamento di un ospedale militare – da campo o in un luogo appositamente reperito -, da destinare alle cure ospedaliere, anche intensive, per i cittadini calabresi che – eventualmente positivi al Coronavirus – nei prossimi giorni potrebbero averne bisogno.
Analogamente, per le persone ristrette nelle carceri calabresi e per i migranti senza dimora che vivono nella miseria delle baraccopoli senza acqua né dignità, chiediamo alla Presidente Santelli – anche per il tramite del Garante regionale dei diritti dei detenuti e delle persone comunque private della libertà – di verificare le condizioni igieniche e sanitarie e di prendere i dovuti provvedimenti per tutelare il diritto alla salute delle persone tutte”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati: