Corigliano Rossano, verde pubblico e acqua sono in uno stato pietoso

Bucita

Era il Giugno 2017 quando, nella qualità di gruppo consiliare, sostenevamo che il taglio immotivato del servizio verde da parte dell’amministrazione in carica, oltre a far perdere il posto di lavoro ad oltre 10 padri di famiglia, avrebbe avuto ripercussioni enormi sul decoro cittadino. Da allora siamo intervenuti ripetutamente sulla questione, fino a denunciare l’affidamento diretto di fatto ad una cooperativa, per soli sessanta giorni, che poi a seguito dell’operazione “Stige” avrebbe ricevuto addirittura l’interdittiva antimafia.

Purtroppo però le conseguenze di quella gestione disastrosa del decoro urbano sono visibili ancora oggi: il versante rossanese della nuova città di Corigliano-Rossano si era sempre distinto per decoro e cura degli ambienti urbani, oggi è in stato pietoso con marciapiedi resi intransitabili e pericolosi da una incuria indecente.

Non solo: questa situazione ha caricato ulteriormente l’ufficio manutenzione che, di fatto, deve sostituirsi – con lo stesso organico di prima – a quei lavoratori che prima si occupavano del servizio, non riuscendo a fare praticamente nulla se non rattoppare sporadicamente e limitatamente a pochissime zone. È corretto che i cittadini sappiano che queste cose erano state abbondantemente previste e denunciate molto tempo addietro e che hanno precise responsabilità politiche.

Detto ciò, chiediamo al Commissario di intervenire urgentemente energicamente per trovare una soluzione che permetta all’intero territorio di Corigliano-Rossano di presentarsi dignitosamente alle porte della bella stagione, una stagione che rappresenta un abboccata d’ossigeno per molte imprese locali e per l’intera economia locale praticamente alla canna del gas. Ci dichiariamo disponibili a confrontarci immediatamente con l’ufficio del Commissario per trovare una soluzione plausibile al problema.

Ma in queste settimane, e proprio mentre stiamo scrivendo, un altro annoso problema è diventato sostanzialmente insostenibile, quello della mancanza di acqua nel centro storico ed in alcune zone dello scalo sul versante rossanese, una mancanza praticamente sistematica. Le responsabilità di questa situazione sono da ricercarsi nel passato meno recente, allorquando si è teorizzata la città dell’acqua antigravitazionale, ovvero dell’acqua che sale verso i centri abitati, e non che scende dalle zone montane. Per questo capita che gli impianti di sollevamento o le vecchie condotte che risalgono i torrenti come il “celadi” si rompano lasciando migliaia di persone senza acqua, con tutto ciò che ne consegue. Ma la situazione è ormai intollerabile.

Non esiste un piano di prevenzione dei guasti, spesso non sono disponibili impianti di riserva, si interviene per rattoppare le tubature, in attesa del prossimo guasto. Ma soprattutto non si è mai data vita all’idea di ristrutturare il sistema idrico territoriale capovolgendo la logica dell’“ascensionalità dell’acqua” e preferibilmente distaccandosi da quel gran buco nero che è Sorical per rendere il nostro grande territorio autonomo nell’approvvigionamento di un bene primario come l’acqua.

Al contrario, col progetto del depuratore consortile si è andata a consolidare quella logica inefficiente e costosa dei sollevamenti, un progetto sul quale si deve riflettere molto e che deve essere approfondito prima di essere affrontato definitivamente.

Nell’immediato, in vista della stagione estiva,chiediamo all’ufficio del commissario di istituire un gruppo di lavoro specifico sulla questione dell’emergenza idrica, che possa quanto meno minimizzare i guasti con interventi programmati e di maggiore consistenza (la sostituzione minimale del piccolo segmento di condotta guasta non è più accettabile) e diminuire i tempi di intervento: non vogliamo che la città unica, esempio brillante di un sud che si confronta e si mette in discussione, finisca sulle pagine dei quotidiani nazionali per l’ennesimo disservizio causato dalla penuria della classe dirigente.

È evidente che per la risoluzione definitiva anche di questo problema è necessario investire su una classe politica nuova, in totale discontinuità con le logiche che hanno governato il nostro territorio fino ad ora, che abbia una visione di città dei prossimi decenni e non fino alla successiva tornata elettorale. Una classe politica che abbia anche il coraggio di dire quando gli appalti vengono strutturati per andare deserti e che abbia il coraggio di mettere le mani laddove si annidano quegli interessi opachi e particolari che rappresentano la vera zavorra del nostro territorio

(fonte:comunicato stampa)

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