Corigliano Rossano, tensione sociale a Schiavonea: servono tavoli istituzionali |VIDEO

È emergenza sociale nel borgo marinaro di Schiavonea a Corigliano Rossano. Risse, accoltellamenti, rapine e furti sono all’ordine del giorno. Vertice nelle ultime ore tra i rappresentanti delle forze dell’ordine e il sindaco di Corigliano Rossano.

 

Deciso un potenziamento dei pattugliamenti e una postazione fissa della polizia municipale. La situazione rischia di degenerare se non si adottano le prime misure a contrasto. Ma quel che preoccupa è il contesto ambientale. Eloquenti le dichiarazioni del referente dell’associazione di volontariato “Fraternità Giovanni Paolo II” di Schiavonea Giovanni Mulé che traccia uno spaccato desolante, non nuovo, che si ripete negli anni nell’inosservanza delle istituzioni. «Devono aumentare i controlli sul territorio ma, contestualmente, è necessario avviare politiche di inclusione». Lo spaccato narrato da Mulé è drammatico: «Sono persone disperate, vivono in alloggi di fortuna, chi sotto le barche, occupano fabbricati fatiscenti o baraccopoli costruite nelle zone periferiche. Per la maggior parte sono stranieri irregolari».

Si torna a parlare di sfruttamento: «La manovalanza a poco prezzo ha sempre fatto comodo», continua Mulé, che invita le amministrazioni pubbliche ad affrontare definitivamente il problema. «Non possiamo più far finta di non vedere. Manca un momento di coesione tra istituzioni, associazionismo e comunità straniera. C’è bisogno di un’azione più sinergica. Per quanto riguarda i pattugliamenti, afferma Mulé, basta avviare ispezioni al mattino e ci si rende conto che ci sono dei disperati, sono li ad aspettare il primo caporale con il pulmino per portarli a lavoro, magari per 20 euro al giorno. Non è più possibile una cosa del genere, sono anni che si va avanti così». Mulé parla di pentola a pressione che sta per scoppiare se non si interverrà sin dai prossimi giorni: «C’è anche uno scontro tra identità, tra culture diverse. I musulmani tendenzialmente ci vedono come degli infedeli, poi quando arrivano qui si sentono pure sfruttati e quindi iniziano a demonizzarci. E succede quel che accade, tafferugli, scontri, risse. Ora i cittadini hanno paura».  Secondo Mulé è importante istituire dei tavoli istituzionali e coinvolgere la comunità islamica ed insieme affrontare i problemi. «Si continua a far finta di niente, anche a fronte di morti nelle tendopoli come è avvenuto in alcuni casi».

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