Corigliano Rossano. Randagismo, l’Amministrazione comunale fornisce i dati sugli interventi a contrasto

Corigliano Rossano – È opportuno chiarire e portare a conoscenza della cittadinanza i dati relativi agli interventi diretti a contrastare il fenomeno del randagismo.
Intanto ritenere il fenomeno esistente da “qualche anno” è decisamente fuorviante atteso che questa piaga, così come oggi ci viene descritta con allarmismo e drammaticità, con branchi STORICI che si sono uniti ed hanno modificato le loro abitudini per via del lockdown, è il frutto di politiche di contenimento miopi perpetrate per decenni.

Tra cucciolate abbandonate, cani feriti ed incidentati ed esemplari femmina prelevate dai branchi al fine di ridurli, SOLO nel canile comunale dal mese di gennaio ad oggi sono stati ingressati circa 183 cani e adottati 135, nel canile convenzionato parimenti si registra un buon andamento.

Gli interventi sul territorio sono quasi raddoppiati rispetto agli anni passati, il risultato rappresentato dal rapporto ingressi/uscite, è estremamente positivo, frutto di un lavoro portato avanti assieme ai volontari nonostante il sequestro della struttura, la sospensione di attività chirurgica per interventi di manutenzione dell’ambulatorio asp (mai fatti) e sospensione della movimentazione per il lockdown.

Esiste un delicato equilibrio tra entrate ed uscite e prelevare massivamente cani dal territorio non è solo eticamente ed economicamente insostenibile ma anche deleterio ai fini dell’accreditamento delle strutture atteso che il gestore del canile rifugio deve dimostrare di aver dato in

adozione nel corso dell’anno solare una determinata percentuale dei cani ricoverati.

Non ci sono mai stati nella nostra città ed in generale nella Regione Calabria interventi seri e mirati con campagne di sterilizzazione, monitoraggio, controllo e sensibilizzazione piuttosto solo azioni dirette a riempire i canili che inevitabilmente sono giunti al collasso.

Per chi lo ignora la nostra è una Regione dove (nonostante una legge nazionale di trent’anni preveda una serie di adempimenti) l’emergenza si è incancrenita, dove la sterilizzazione dei randagi, obbligatoria per legge, è di competenza ASP, dove l’immobilismo della Struttura Commissariale sta procrastinando l’adozione di un Piano Strategico contro il randagismo che riveda l’impostazione del dca 67/2018 ed in particolare la realizzazione dei canili sanitari provinciali mai avvenuta e con finanziamenti che non sono mai stati stanziati a distanza di otto anni dal primo decreto.

Questa Amministrazione, tra tanti oggettivi limiti, sta portando avanti con un approccio etico le catture, ha avviato campagne di sensibilizzazione attraverso open-day, opuscoli, corsi nella struttura, sta formando un’Unita Operativa apposita all’interno della Polizia Locale, ha avanzato proposte a chi di competenza ed ha avviato autonomamente e responsabilmente l’individuazione di un’area dove realizzare un’oasi ed infine l’ampliamento e potenziamento del canile sanitario Asp che rappresenta il passaggio obbligatorio alla gestione comunale.

Un passaggio strettissimo (20 postazioni) dal quale devono passare i cani vaganti sul territorio e a cui segue poi la reimmissione (se possibile) o il trasferimento in rifugio che si spera sfoci in adozione.

Un passaggio che deve essere dimensionato alle esigenze del territorio e di cui deve farsi carico la Regione ed il Commissario ad acta prevedendo fluidità per la reimmissione, gli affidi temporanei/contestuali e soprattutto la conversione dell’idea fallimentare dei canili provinciali, che nessuno vuole, in ambulatori sparsi tra i Comuni Calabresi o itineranti.

L’Asp deve avviare con celerità campagne di STERILIZZAZIONE, anche degli animali detenuti da famiglie indigenti e se carente convenzionarsi con ambulatori privati.

Un cane detenuto a vita in canile costa in media 15.000 euro (quindicimila euro) alla collettività, oltre alle spese sanitarie ed in Calabria si stima siano detenuti nei canili rifugio circa 11.000 cani.

Numeri da capogiro che lasciano il campo libero a speculazioni.

Per il funzionamento dell’intera “macchina” e per ottenere risultati, seppure nel medio-lungo termine, occorre affrontare l’emergenza con assunzione di responsabilità a tutti i livelli: dalla gestione regionale ASP a quella di controllo delle Forze dell’Ordine e dei veterinari privati tenuti per legge a comunicare la mancata microchippatura, passando ai singoli cittadini che devono acquisire una maggiore consapevolezza nella gestione dei propri animali troppo spesso abbandonati e lasciati liberi di riprodursi (Comunicato stampa).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati: