Corigliano Rossano, oggi l’autopsia sul corpo di Pasquale Aquino

S’indaga a tutto campo sulla morte di Pasquale Aquino, il 58enne ucciso nelle ultime ore a Schiavonea, finito con un colpo di pistola alla tempia. La salma è attualmente nell’obitorio dell’ospedale di Rossano e proprio oggi sarà effettuato l’esame autoptico. Secondo una prima ricostruzione, l’uomo avrebbe parcheggiato la sua bmw nei pressi dell’abitazione di Via Mediterraneo. Scende dall’auto e parte la scarica di colpi, due dei quali lo attingono alla spalla e al gluteo. Il killer, con mano fredda e spietata, lo avrebbe finito con altri due colpi uno alla tempia, l’altro all’altezza della mandibola. Si scruta nel mondo del traffico della droga, s’ipotizza qualche “sgarro” ma anche la violazione di regole ferree interne alla ‘ndrina, come lo spaccio di eroina, da evitare. Si scava anche sul passato dei figli e del nipote, coinvolti a vario titolo in operazioni anti-droga. Uno dei figli fu condannato, insieme ad altri, per avere ucciso a calci, pugni e bastonate, nel lontano 2004 il 51enne Vasil Slanina di origine moldava.

L’ingresso dell’obitorio di Rossano

Intanto nella Sibaritide cresce l’allarme sociale, la criminalità inizia a far paura e la tensione tocca limiti di guardia. Il sindaco di Corigliano Rossano Flavio Stasi si rivolge alle istituzioni, e lo fa per l’ennesima volta. «Siamo in uno stato di grande allerta», afferma il primo cittadino, che con riferimento all’omicidio Aquino afferma: «Si tratta di un delitto che conferma l’esistenza di grandi interessi che ruotano attorno a questa città su cui hanno messo gli occhi anche le organizzazioni criminali. A tal riguardo lo Stato non deve lasciare spazio, perché quando lo Stato lascia spazio qualcos’altro lo occupa». Ed è qui che l’amministratore alza il tiro: «Lo Stato purtroppo da anni lascia spazio, non è il solito piagnucolare di una città che vuole il tribunale o qualche agente di polizia in più, ma è un dato di fatto. Quando lo Stato arretra la criminalità organizzata avanza. E credo che sia giunto il momento che anche lo Stato debba avanzare». In queste ore il sindaco Stasi avanzerà una nuova richiesta di convocazione del tavolo per l’ordine pubblico e la sicurezza e, contestualmente, scriverà al Ministro degli interni, facendo presente per «l’ennesima volta» che, nella Sibaritide, «lo Stato sta arretrando e che omicidi e le continue intimidazioni sono le conseguenze».

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