Corigliano Rossano: mette a disposizione il suo corpo post mortem per la ricerca, ma trova un muro burocratico

Un calvario amministrativo e burocratico durato 8 mesi per avere espresso la volontà di concedere il proprio corpo, dopo la morte, al fine di aiutare gli studi, la formazione dei medici e studenti, ma anche la ricerca scientifica. Otto mesi senza risposta. A Corigliano-Rossano, in provincia di Cosenza e in Calabria,  anche su questo versante, diventa tutto più difficile per iter e procedure. L’esperienza diretta riguarda un anziano del posto che ha espresso il desiderio di mettere a disposizione il proprio corpo post mortem. L’uomo invia nell’aprile scorso la dichiarazione anticipata di testamento biologico all’Asp di Cosenza con la richiesta di conoscere l’istituto di ricerca previsto e l’ufficio locale incaricato per questa attività, ma senza ottenere grandi risultati.

Nel giugno del 2022 ci riprova, chiarendo che nel caso non l’Asp non fosse interessata ad avviare le procedure si sarebbe rivolto a un’altra regione. A luglio l’anziano si rivolge all’Università Alma Mater di Bologna e un istituto di ricerca sempre in terra romagnola ma la risposta è stata che la competenza è della Regione Calabria. La legge prescrive di consegnare una copia della DAT (testamento biologico) all’Ufficio dello stato civile del comune di appartenenza. «Mi sono dovuto recare diverse volte al Municipio di via Luca De Rosis (area urbana di Rossano) per questo adempimento. L’impiegata, nonostante mi sia presentato con la circolare del Ministero dell’Interno n. 1/2018 n.15100 area 3 che dà istruzioni in merito, in ultimo, ha chiesto la presenza del suo Capo ufficio per accettare il documento. Per la ricevuta di consegna mi hanno invitato a ritornare dopo un paio di giorni. Era primavera e siamo ad oggi, nel mese di novembre, e ancora non ho la ricevuta».

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