Corigliano-Rossano. La terza città della Regione brucia, ma per lo Stato tutto è normale

Non si placano gli atti incendiari che trasformano lo Jonio in uno squallido spettacolo pirotecnico, nella più totale indolenza di Stato.

I recenti avvenimenti di cronaca che hanno visto come teatro le strade di Corigliano-Rossano, palesano ancor di più quanto ormai la presenza dello Stato sia sempre più distante dall’area jonica. A cadenza ciclica, atti incendiari imperversano lungo le strade cittadine seminando panico e sgomento.

A nulla sono valse le recriminazioni del Deputato Forciniti che ha interrogato il Sottosegretario agli Interni sul mancato rimpinguo delle forze dell’ordine in quello che è il primo comune per estensione territoriale della Regione, già orfano prematuro di un Presidio di Giustizia. Anzi, al danno si somma la beffa, se nella risposta alla interrogazione ci si sente, finanche, presi in giro considerato che la risposta, rilasciata quasi con sufficienza, rispedisce una realtà che da Roma vedono come non preoccupante o comunque non bisognosa di attenzioni.

È stato attuato un processo di fusione amministrativa. Il più grande, ad oggi, che l’Europa abbia conosciuto. Eppure il trattamento che gli Enti Amministrativi riservano alla città è degno di un agglomerato di periferia.

Nessuno chiarisce il perché realtà demograficamente più piccole, ambiti intercomunali neppure lontanamente comparabili alla nuova città, abbiano beneficiato di investimenti in capitale umano adeguato alle esigenze dei luoghi, mentre nel caso jonico ci si riduce ad un sottodimensionamento che caratterizza tutti i corpi d’arma e di sicurezza presenti in loco.

L’elevazione a Primo Dirigente e relativo rimpinguo delle maestranze è rimandato al 2027. La creazione di un Gruppo dei Carabinieri, presente in ben tre località regionali, sta cedendo il passo ad un probabile, ma non scontato, Reparto Operativo, che avrà come dote solo la presenza di un alto graduato, ma non l’incremento delle unità operative, vera lacuna nella gestione e nel controllo di circa 350km² di territorio comunale. Un gruppo di GdF? Neppure a parlarne, mentre sul Tirreno sarà di prossima istituzione. E non ci vengano a dire che un Gruppo è già presente su Sibari, perché se Qualcuno non conoscesse la geografia dei luoghi sappia che l’ambito jonico rivierasco del nord est calabrese è pari al doppio della demografia presente lungo il Tirreno cosentino, oltre al fatto che lo stesso si estende su un territorio pari a circa il doppio della superficie tirrenica.

Non si può continuare a tollerare l’ignavia della politica, e l’immobilismo dei centralismi romani e regionali, mentre la città, da circa due anni, a cadenza settimanale, se non quotidiana, assiste a mezzanotti di fuoco.

Come si può infondere sicurezza in una città, se poi si lascia tale realtà alla mercè di qualche facinoroso, ringalluzzito parimenti al topo quando non c’è più presenza del gatto? La stessa città chiamata all’adattamento ad un nuovo embrione amministrativo. Ed i primi timidi risultati di tale lungimirante progetto iniziano a vedersi. Si pensi ai “P.I.N.Q.U.A”, fondi che i due ex Comuni da separati non avrebbero visto neppure con il binocolo, nonostante ancora qualche mentalità da focolare, auspichi un ritorno al passato.

È, per quanto apprezzabili, non saranno bastevoli, tutte le manifestazioni di solidarietà che si intenderanno intraprendere se non si farà analisi di alcune delle principali cause sottese dietro tali devianze: il ritardo culturale che l’area sconta, quindi il necessario rinnovamento della funzione scolastica e l’atavica mancanza di lavoro e prospettive aggravata ancor di più negli ultimi 15/20 anni, ovvero da quando lo Stato ha, letteralmente, abbandonato questo territorio, avviandolo ad un triste destino che è sotto gli occhi di tutti.

La politica non può più permettersi il lusso di arroccarsi sulle proprie posizioni di casacca, recitando ruoli da yes-men ai desiderata dei rispettivi schieramenti ed agli ordini delle cammellate truppe centraliste. Ad ogni livello di rappresentanza, dalla municipalità agli attori parlamentari e referenti regionali è giunto il tempo di fare squadra, lottando di comune accordo per rivendicare ciò che di diritto non può essere sottaciuto o disconosciuto.

Questa terra ha bisogno di sicurezza, legalità e soprattutto di saziare la disperata fame di lavoro. Deve, legittimamente, pretenderlo! Non potranno mai esistere altri buoni propositi se si esulerà dalla suindicate antitesi.

Francesca De Simone – Responsabile Commissione Giustizia e Legalità, Osservatorio Fusione CoRo.

Domenico Mazza – Cofondatore Comitato per la Provincia della Magna Graecia.

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