Corigliano Rossano, la politica deve cambiare rotta

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A proposito del clima di ansia che la Politica vive da un po’ di tempo, ma soprattutto di come alcuni Partiti, abituati a muoversi molto “liberamente” tra le “oscure stanze” di salotti di una certa “politica malsana”, logora ed obsoleta, mi corre l’obbligo, da libero cittadino, spogliandomi dalle vesti di chi ha una coscienza di parte o incarico di Partito, fare alcune personali considerazioni. Non è un mistero che le scelte di questo governo Giallo-Verde siano il frutto di un accordo contrattuale che ha come titolo “il Cambiamento a Tutti i Costi”. Ma non è nemmeno un mistero che lo stesso si sia posto come obbiettivo una  radicale inversione di tendenza nel modo e negli approcci con cui certe scelte verranno fatte rispetto al passato, infatti ,ad esempio, né “Autostrade”, né ditte che abbiano in passato partecipato alla costruzione del viadotto Morandi crollato a Genova, potranno minimamente avvicinarsi agli appalti; negli stessi partiti di governo, inoltre, anche in periferia, per potere avere nomine, candidature o comunque partecipare alla vita del partito, i soggetti interessati devono dimostrare con tanto di documentazione legale di non avere carichi pendenti e casellario giudiziario trasparente. Credo quindi che siano chiari i messaggi e le impostazioni che questo Governo, sia a livello centrale che in periferia voglia perseguire, anche perché, l’esito di voto del 4 marzo, ha suonato come una richiesta forzata dei cittadini. Mi chiedo però, alla luce dello Tsunami politico verificatosi, preso atto della intransigenza dei leader nazionali sulle scelte da fare a qualsiasi livello pur di ripristinare un tessuto politico sano e rigenerare una classe dirigente pulita, onesta e responsabile, come sia possibile che, nelle varie realtà territoriali, si continui a interpretare la politica come se fosse patrimonio privato? Nella nuova Città Corigliano-Rossano, infatti, la Politica, da qualcuno, viene ancora vista come un magico attrezzo di cui può disporre in qualsiasi momento ed a suo piacimento, quale mezzo per raggiungere scopi solo ed esclusivamente personali e non per il bene collettivo. Costoro, scartati dalle competizioni elettorali dalla volontà popolare, sono ancora oggi convinti che l’arroganza sia la chiave che apra le porte delle segreterie politiche. Trattasi spesso, di “reperti archeologici”, orfani della politica, che cercano sempre più frequentemente ormai, autocandidandosi, varchi, strade secondarie o entrate di servizio anche in Partiti verso i quali fino ad oggi ci si era tenuti a debita distanza ove, volontariamente, creano scompigliamento, tanto rumore e confusione, suscitando nella opinione pubblica dubbi e perplessità. Trattasi di soggetti che per opportunità, durante la campagna referendaria sono rimasti nel più profondo silenzio o addirittura vibratamente schierati contro il processo di fusione. Trattasi, di quegli stessi soggetti, che, almeno apparentemente, non hanno preso parte alle consultazioni politiche del 4 marzo scorso perché non direttamente interessati. Mi chiedo allora, come sarebbe lontanamente possibile pensare alla candidatura di chi, sin dal primo momento è stato contrario alla città unica? Quale mente, lista o partito può immaginare  candidato a Sindaco della città Unica Corigliano-Rossano un soggetto che abbia fatto votare No alla fusione?E’ chiaro quindi che trattasi di euforia incontrollata e non solo di esibizionismo o protagonismo. Eppure, come già spiegato siamo in una fase delicatissima; la città è fuori controllo, ripiegata su se stessa, senza decoro, senza pulizia, senza trasporti decenti che collegano i due centri, senza uno sportello che funzioni, senza un servizio di refezione scolastica. E’ necessario assolutamente rilanciare la politica come cuore pulsante, organo vitale del soggetto Corigliano-Rossano, ma, certamente, con metodiche che nulla hanno a che fare con l’architettura del passato. I cittadini quotidianamente continuano a chiedere trasparenza, schiettezza , lealtà e servizi. Questa rincorsa verso le candidature, da parte di tanti, la si sta facendo perdendo di vista gli obiettivi principali del traghettamento verso la fusione della città unica, nulla da meravigliarsi quindi se ci si sveglia al mattino leggendo che, magari solo per scelta o convinzione di un dirigente o di un altro, entrato nella sfera di fiducia del Commissario Prefettizio e dei suoi vice, si spostino uffici, personale o strutture da un Comune all’altro, mentre le due città sono impantanate, ferme, paralizzate; i partiti alla ricerca solo di reclutamento di candidati e di visibilità; fantomatici candidati in tombale silenzio per ovvia opportunità politica, ben attenti a non urtare la suscettibilità degli elettori di un comune o di un altro; i due ex sindaci, infine, totalmente assenti e distratti dalla imminente campagna elettorale mentre le due città sono inondate come al solito dalle prime piogge. Un clima insomma di confusione generale, di incapacità e menefreghismo anche da parte di dirigenti profumatamente strapagati,che mina il percorso di fusione dei due importanti Comuni. Non è questa la strada giusta o lo spirito con cui un processo storico di questa natura va governato, non è questo l’approccio per ricostruire le basi di una politica sana, non è questo, infine, il clima adatto per programmare lo sviluppo della terza città della Calabria. Si rischia, così facendo, di tenere viva l’errata convinzione degli scettici, sempre più convinti dell’idea che, forse, questo processo di accorpamento dei Comuni sia maturato troppo in fretta. Mi chiedo, cosa può riaccendere la speranza di una città perduta?

(fonte:comunicato stampa)

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