Corigliano Rossano. Il sindaco Stasi: I processi di cambiamento sono inarrestabili, si rassegnino prefiche e delatori

Flavio Stasi

Corigliano Rossano – Intervento del sindaco Flavio Stasi:

Non fossi troppo impegnato ad aggredire, quotidianamente, le mille problematiche che investono una comunità bellissima, ma complessa, come la nostra, leggendo certi sproloqui festeggerei di buon grado.
Ormai da mesi una schiatta di vecchi e nuovi tromboni nostrani non fa altro che dileggiare, insinuare il dubbio su ogni azione, tentare di attribuire all’attuale amministrazione vizi e pratiche dell’agire di governo che appartengono a stagioni e interpreti distanti da noi per cultura e stile. Ed è chiara la ragione per la quale un piccolo raggruppamento di nostalgici e diffamatori si affanna a muovere accuse di ogni genere contro l’Amministrazione: per il bisogno morboso che tutto torni come prima, che si riaffermino metodi e logiche di potere, verosimilmente da riconsegnare nelle mani di chi ci ha lasciato solo un cumulo di macerie.

Per i nuovi censori e grandi moralisti cittadini, che per decenni hanno taciuto sulla gestione ignobile della cosa pubblica – che peraltro ci ha fatto guadagnare uno scioglimento per mafia (con qualche 41 bis al seguito), una lunga serie di inchieste giudiziarie e un livello di erogazione dei servizi da terzo mondo – il problema è diventato il Segretario dell’Ente, che consuma la pausa del servizio elettorale insieme al Personale dipendente. Una prassi decennale, quella di condividere un momento di ristoro tra colleghi dentro le mura comunali, che personalmente non condivido, ma che rappresenta l’ultimo dei problemi del nostro Comune e che di certo non mette in discussione l’autorevolezza e la moralità personale e professionale del dott. Lo Moro, la cui azione quotidiana – evidentemente – risulta fastidiosa a chi preferisce rapportarsi con dirigenti della pubblica amministrazione alla propria (misera) altezza.

Ed è proprio questo ciò che mi conforta e che inizierò a spiegare con puntualità alla nostra comunità, ossia che – seppur alle prese con tanti problemi (da quello dell’acqua a quello dei rifiuti, sul quale l’Amministrazione, al di là di quello che dicono gli strilloni nostrani, non ha alcuna responsabilità) – sono iniziati processi di cambiamento delicati ed importanti – probabilmente meno visibili ai più – che stanno preoccupando molto chi questi processi li rifiuta.

Ecco perché ad ogni concorso, ad ogni gara, ad ogni incarico, si insinua il venticello gelido della calunnia, si lascia trapelare il sospetto circa l’agire dell’amministrazione. Roba da leggere con i popcorn in mano come se si trattasse di racconti di Stephen King: evidentemente chi era abituato a vincere (o anche a perdere) con i cosiddetti “calci” è terrorizzato dal fatto che oggi quel sistema possa non esistere più.

Il nostro Comune poteva essere tranquillamente ribattezzato come “il regno dell’offerta unica”: fior di appalti a cui corrispondeva (casualmente) sempre e solo un unico partecipante. I moralisti, ovviamente, tutti con la faccia girata dall’altra parte, mentre questo meccanismo distruggeva la nostra economia ed azzerava gli investimenti sul nostro territorio.

Oggi invece sarà un caso, ma per quasi tutte le gare del Comune, anche quelle poco ricche, arrivano più e più offerte, da soggetti del territorio e fuori dal territorio, ed anche questo, evidentemente, non è molto gradito. Eh già! Perché ho spesso avuto l’impressione che alcuni appalti comunali venissero interpretati come “torte” da spartire, e non come strumenti per offrire servizi alla comunità. D’altra parte, quando l’offerta era una sola, non perdeva nessuno e l’unico partecipante ne era contento.

Se il cambiamento non fosse stato necessario e impellente, non ci sarebbe stato nulla da cambiare, tutto sarebbe stato già trasparente e funzionante.
Alla vittoria delle elezioni in molti mi hanno sussurrato: “il difficile viene ora”. E in effetti, a distanza di un anno e qualche mese, non posso che dar ragione a quelle persone. Per realizzare la città normale è necessario scuotere dalle fondamenta una mentalità diffusa che allontana dalla “cosa pubblica”: un processo difficile e delicato, per il quale certamente non ci lasceremo influenzare da insinuazioni e sproloqui di moralisti “a gettone”. Un cambio di registro al quale chiediamo partecipino le forze sane della nostra comunità, chi non si arrende, i tanti giovani che hanno deciso di restare o vorrebbero tornare, quanti hanno a cuore il futuro della nostra bellissima città.

 

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