Cariati. Operazione Trasparenza, le dichiarazioni di Filomena Greco

Cariati – Care concittadine e cari concittadini, come vi avevamo anticipato è calato un silenzio tombale sulla nostra esigenza di trasparenza sul vero e proprio sacco di Cariati degli ultimi decenni. Nessuna risposta è mai giunta nel merito delle tante domande e denunce che, precise e puntuali, stiamo rivolgendo e che continueremo a rivolgere pubblicamente a quella stessa classe politica che fino a qualche anno fa ha gestito le casse comunali come se fossero conti correnti personali e familiari e che oggi, dall’opposizione, è impegnata a produrre solo disinformazione e odio sociale. Perché nessuno dimentichi lo stato disastroso nel quale abbiamo ereditato casse e macchina comunale, rivolgiamo, ripetiamo e ripeteremo le stesse tre domande dei giorni scorsi.

1) Come sono stati accumulati, perché e da chi quei 32 milioni di euro di debiti che, in aggiunta ai precedenti 13 milioni di ulteriori debiti già contratti con le aziende e pagati dal comune attraverso mutui accesi per i prossimi ventenni, sono stati e restano la causa diretta del dissesto finanziario nel quale abbiamo trovato il Comune e quindi dell’impossibilità di gestire oggi perfino l’ordinaria amministrazione?

2) Come è andata a finire la vicenda della Sogefil, la famosa società che avrebbe dovuto gestire per conto del Comune la riscossione dei tributi pagati dai contribuenti e dalle famiglie cariatesi? Che fine ha fatto la banca dati dei contribuenti? Come mai questa società operava soltanto a mezzo cartaceo, andato misteriosamente smarrito? Chi avrebbe dovuto controllare e non l’ha fatto? Quale ruolo hanno avuto gli amministratori comunali dell’epoca? Ma soprattutto dove sono andati a finire i soldi dei cittadini? E che fine hanno fatto le denunce fatte all’epoca in Consiglio Comunale ed in Procura della Repubblica dagli stessi che, oggi, silenti sulla vicenda, pare facciano squadra politica di opposizione con i denunciati di ieri?

3) Come hanno fatto le ultime giunte politicamente guidate da Leonardo Trento e dal suo entourage a generare 45 milioni di debiti (13 milioni di euro di mutui contratti con i due decreti cosiddetti salva-imprese più i 32 milioni di squilibrio finanziario certificato e per i quali, nel 2016, la nostra amministrazione comunale è stata costretta a chiedere il dissesto)? E con quei 13 milioni di euro destinate alle imprese, sono stati saldati tutti i debiti certificati? Sono stati rispettati i criteri di pagamento prescritti o vi è stato un ordine politico di pagamento in base ad altre logiche? Da dove derivano quei 32 milioni di euro di debiti per i quali è stato obbligatorio dichiarare il dissesto del Comune? Quale peso hanno avuto nella costruzione progressiva di quel debito i mancati introiti ed il mancato controllo politico sulla vicenda Soget? Ma, soprattutto, quali sono le opere ed i servizi che sono stati realizzati ed offerti ai cittadini a fronte di questo tesoro pubblico finito chissà come e dove?

Tre grandi domande su un gigantesco buco finanziario direttamente creato dalle passate amministrazioni e sul quale, ancora una volta, sollecitiamo sia tutte le autorità competenti ad indagare fino in fondo per individuare ogni eventuale responsabilità; sia soprattutto la nostra comunità ad interrogarsi ogni giorno sulle capacità, sulle competenze, sulla qualità e soprattutto sull’onestà di quanti ieri trattavano il comune come cosa loro e oggi vorrebbero presentarsi come censori e moralizzatori della vita pubblica.

Ma per renderci conto dell’andazzo vergognoso che ispirava la scientifica e scandalosa lottizzazione del potere e delle risorse comunale, vorremmo che qualcuno rispondesse pubblicamente su una quarta domanda. È vero oppure no che nel solo periodo 2006-2011 circa mezzo milione di euro è stato letteralmente suddiviso per incarichi professionali agli stessi 3-4 tecnici (ingegneri, geologi, architetti e geometri) con gli stessi nomi e cognomi, salvo quando l’incarico veniva assegnato alle loro consorti o ai loro soci? Se è vero, così come dimostrano i documenti, è possibile che un club di amici e sodali, tutti fan e supporter della stessa famiglia politica e partitica, possa aver condizionato e possa condizionare così tanto, così come è accaduto negli anni passati, il controllo totale della spesa di un ente locale? Ma soprattutto, cosa ha prodotto e consegnato alla Città con circa 500.000 euro questa parentopoli (come la definì in un manifesto un consigliere di opposizione dell’epoca)? (Comunicato stampa).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati: