Caporalato: banda bulgara, pioggia di assoluzioni

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Si è concluso con le assoluzioni degli imputati il processo alla banda bulgara accusata di aver organizzato e gestito un vero e proprio giro internazionale di lavoratori da destinare alle campagne agricole nella sibaritide e tratti in arresto nel 2013 in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione “Sangue Verde”, evocativa dell’omonimo docufilm sui fatti di Rosarno del dicembre 2008. Si tratta di Iliev Svetoslav, Kalcheva Dona, Vachov Borislav e Iliev Petyo, difesi dall’avvocato Antonio Pucci, accusati del reato di caporalato. L’operazione investigativa era stata condotta dalla Polizia di Stato di Castrovillari, con l’ausilio dell’Interpol, che, dopo aver raccolto la denuncia di un cittadino bulgaro, che era riuscito a scappare alla morsa della banda, era stato raggiunto al porto di Brindisi da Iliev Plamen e Iliev Svetoslav e rapinato per aver osato ribellarsi. Il racconto della vittima apriva uno squarcio sul fenomeno del caporalato nella sibaritide. Gli inquirenti, attraverso i racconti dei lavoratori che si erano ribellati al giogo e tramite mirate intercettazioni telefoniche, hanno identificato e ricostruito una vera e propria rete internazionale diretta da due distinte organizzazioni. Una facente capo al gruppo Plamen e l’altra da Kirova Petya.I lavoratori venivano reclutati nei paesi dell’est europeo attraverso delle agenzie di lavoro straniere alle quali corrispondevano un compenso di circa 200 € in cambio dell’assicurazione di un posto di lavoratore stagionale nella campagne della sibaritide, del foggiano e di Ortona. Dopo un lungo viaggio, venivano condotti in Italia dove erano costretti a turni di lavoro massacranti in cambio di paghe irrisorie.

(fonte: La Provincia di Cosenza)

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