Canoni idrici, il Comune di Corigliano riveda i criteri

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CORIGLIANO Il comune riveda l’attuale criterio adottato dalla società che gestisce per conto dell’ente la riscossione del tributo che il contribuente paga per il consumo dell’acqua potabile. E’ la richiesta che il consigliere comunale di Aria Nuova-Riferimento popolare, Francesco Madeo, rivolge all’amministrazione Geraci, in quanto in questi giorni sono in distribuzione fra gli utenti le bollette dell’acqua che, per Madeo, “è molto più alta rispetto la norma, perché? Per rispondere a questa semplicissima domanda – spiega il consigliere – dobbiamo capire come funziona la tariffazione dell’acqua. Con la bolletta dell’acqua noi paghiamo il famoso “servizio idrico integrato” cioè l’insieme dei servizi riguardanti la gestione delle acque, quindi la distribuzione dell’acqua “in casa”, l’acqua effettivamente consumata e la depurazione delle acque utilizzate. Sostanzialmente la bolletta dell’acqua si divide in due parti: 1) Quota fissa, per le spese che si affrontano per garantire il servizio; 2) Quota variabile, sia per la quantità di acqua consumata che per la quantità di acqua depurata. L’acqua si paga dunque in base agli effettivi metri cubi consumati! Il costo di ogni singolo metro cubo di acqua si calcola a scaglioni, più metri cubi consumiamo e più costa ogni singolo metro cubo. Questo per disincentivare gli sprechi di acqua. Nel nostro comune esiste solo uno scaglione ad 80 mc di acqua, dopo il quale il costo dell’acqua aumenta. Per calcolare la bolletta quindi bisogna conoscere la quantità di acqua effettiva che ogni singola utenza consuma, per fare questo bisogna provvedere periodicamente alla lettura di ogni singolo contatore, se non si riesce per qualsiasi motivo bisogna “presumere” che ogni utenza consumi 200 mc di acqua, questo è scritto all’interno della delibera di Giunta numero 202 ed approvata da questa amministrazione in data 18/6/2016. Per accertare l’effettivo consumo dell’acqua gli operatori dovrebbero controllare tutti i contatori di tutte le utenze, questo però di fatto non avviene perché non tutti i contribuenti sono disponibili al controllo. Se l’operatore non può provvedere al controllo il contribuente deve autodenunciare il proprio consumo al comune, se questo non avviene si procede con un calcolo “presunto di 200 mc” come spiegato sopra. Il problema sorge nel momento in cui l’effettiva impossibilità, addebitabile al consumatore, di controllo del contatore da parte dell’operatore non è dimostrabile da documenti certi. Quando l’operatore passa non avvisa prima i contribuenti, non rilascia nessuna ricevuta documentabile e non invia neanche una raccomandata con ricevuta di ritorno. Sostanzialmente il consumatore non saprà mai quale operatore sia passato e quando sia passato non trovandolo a casa! Il rischio che i controlli non vengano fatti passando la palla al contribuente con l’autodenuncia, che se non viene fatta nei termini porta ad un consumo presuntivo di 200mc, effettivamente è alto. Noi chiediamo all’Amministrazione di creare un meccanismo più puntuale e più certo!”

(fonte: La Provincia di Cosenza)

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