Calabria archeologica: i siti da visitare

 

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Con la stagione estiva che ormai si avvia alle ultime settimane di bel clima, comincia a essere tempo di valutare i risultati di quest’ultima stagione turistica. Dopo la scorsa anomale estate, questa stagione ha visto il ritorno delle regioni meridionali come mete preferite dai vacanzieri, tanto italiani quanto stranieri. Se è vero che sono in molti a scegliere il turismo balneare, impazienti di trovare posto nelle spiagge di Sicilia, Sardegna, Calabria e Puglia, passa troppe volte in secondo piano come tali regioni abbiano spesso un patrimonio archeologico invidiabile grazie al quale attrarre i propri visitatori: la Calabria, da sempre una delle mete marittime più apprezzate, non è certamente da meno anche sotto questo secondo punto di vista, con testimonianze archeologiche poste a memoria del passato della regione, territorio centrale dell’antica Magna Grecia.

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Proprio di cultura greca sono alcuni dei siti più importanti della Calabria, tra i quali spicca sicuramente l’area archeologica di Capo Colonna, situata a poca distanza da Crotone. Qui infatti si trovava uno dei siti sacri più importanti di tutta la Magna Grecia, il santuario di Hera Lacinia. Il nome stesso della località ne è esplicito riferimento: la colonna che dà il nome al capo, infatti, è l’unica colonna rimasta in piedi del tempio di Hera, ultima superstite dopo il crollo della penultima colonna, avvenuto a causa di un terremoto nel 1638. Anche il nome precedentemente in uso, Capo Nao, deriva dal termine naos, l’ambiente più importanti dei templi greci. Nel sito si trovano anche i resti di altri edifici, fra i quali le fondamenta di un altro probabile tempio, più antico, e di aree verosimilmente adibite all’accoglienza dei pellegrini in visita al santuario.

Di origine più tarda, invece, sono i resti della villa romana di Casignana, sita nell’omonimo comune facente parte della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Scoperta in anni recenti, è venuta alla luce in maniera del tutto fortuita nel 1963, durante i lavori per la costruzione di un acquedotto. Data la sua posizione, si ipotizza che fosse una residenza situata lungo la strada che univa gli abitati che sorgevano sugli attuali siti di Reggio Calabria e di Locri. Sono stati trovati gli ambienti di un articolato complesso termale, di un ninfeo e della parte residenziale, tutti riccamente decorati da mosaici.

Tornando al periodo greco, nel comune di Monasterace si trovano i resti di quella che è stata identificata come la colonia di Kaulon. Si tratta di un ampio sito con i resti di diverse strutture, che ancora oggi è in grado di evocare mercanti intenti a commerciare o, dando credito alle leggende, soldati impegnati in un antenato del gioco della roulette con uno scudo posto in orizzontale, ben prima della sua versione meccanica e soprattutto di quelle disponibili online, diffuse per la maggiore al giorno d’oggi. I ritrovamenti più importanti, stretti fra il mare, la strada e il tracciato della ferrovia, comprendono le fondamenta di un tempio e diversi edifici residenziali, tra i quali una casa con un mosaico rappresentante un drago marino, oggi conservato al Museo Archeologico di Reggio Calabria. Il sito fu indagato a partire dal 1891: fu Paolo Orsi, cofondatore del Museo della Magna Grecia, che lo individuò per poi condurvi, fra il 1911 e il 1913, la prima campagna di scavi, che ancora oggi si susseguono e soprattutto continuano a fare nuovi ritrovamenti nell’area.

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Infine, un sito che racchiude in sé gran parte delle culture succedutesi in Calabria è l’area archeologica di Scolacium, in prossimità di Roccelletta di Borgia e delle borgate marittime di Catanzaro. Le indagini sul sito sono cominciate nel 1966 ad opera di Ermanno Arslan, che grazie a un’epigrafe poté ricondurre i resti alla colonia romana di Minerva Scolacium. Dalle indagini emerse come il sito romano fu realizzato nei pressi o addirittura al posto del preesistente abitato greco di Skylletion, centro del quale si conoscevano poche menzioni storiche e verosimilmente nato come colonia di Crotone. L’area archeologica ha quindi restituito sia reperti ellenistici, per quanto inevitabilmente limitati in conseguenza alla stratificazione dei siti, che reperti romani, molto più abbondanti: tra questi meritano menzione i resti del foro, del Capitolium, della curia locale e, soprattutto, del teatro e dell’anfiteatro, quest’ultimo ad oggi unico anfiteatro rinvenuto in Calabria. Nel sito, inoltre, sono presenti i resti medievali di una basilica normanna, edificata nel XI secolo e testimone dell’importanza continua del luogo. Insomma, Scolacium rappresenta un sito unico per apprezzare i retaggi culturali della moderna Calabria.