Cadde dalla barella, condanne in Appello

longobucco

Cadde dalla barella e morì qualche giorno dopo in seguito al trauma. Dopo una prima sentenza assolutoria, la Corte d’Appello di Catanzaro ribalta tutto e riconosce la responsabilità di ben sette medici.
Questo quanto deciso dalla I sezione penale della Corte catanzarese presieduta dal giudice Cosentino (a latere giudici Garofalo e Pezzo) che dinanzi alla quale è stato discusso l’appello delle parti civili, congiunti della donna deceduta il 29 dicembre 2007 per “shock ipovolemico in soggetto traumatizzato”, proposto avverso la sentenza del Tribunale di Castrovillari che aveva assolto il personale paramedico e medico degli ospedali di Corigliano e Rossano dal reato di omicidio colposo.
I giudici di secondo grado, riformando integralmente la sentenza di primo grado, hanno riconosciuto la responsabilità di ben sette medici, condannandoli in solido con l’Azienda sanitaria provinciale al risarcimento dei danni, al pagamento di provvisionale e alle spese del doppio grado di giudizio.
Le parti civili costituite nel giudizio di primo grado ed estensori dell’appello, assistite dagli avvocati Giovanni Zagarese, Aldo Zagarese e Maria Teresa Zagarese, avevano da sempre sostenuto la ricorrenza di profili di colpa medica per inadeguata, imperita e disaccorta condotta diagnostica e riparatoria dei sanitari ai quali era stata sottoposta la donna. La stessa, trasportata dal 118 in stato di scompenso epatico presso il pronto soccorso dell’ospedale di Corigliano il 27 dicembre 2007, dopo una preliminare visita e apposizione di catetere per la eliminazione di liquidi, veniva lasciata priva di controllo sulla barella dalla quale cadeva, rovinando a terra e procurandosi gravi lesioni che, non diagnosticate né adeguatamente e utilmente trattate, determinavano il decesso della paziente per grave anemia da incontrollato sanguinamento alla quale seguiva, nei giorni successivi, la morte per shock ipovolemico.
L’intervento chirurgico sull’addome eseguito il 29 dicembre 2007 solo a seguito dei “tardivi accertamenti, con asportazione della milza irreversibilmente lesa nel trauma da caduta e ancor più compromessa dall’ingiustificato peregrinare in ambulanza nei sobbalzi dei tracciati stradali tra i presidi di Rossano e Corigliano”, non valeva a sottrarre la donna ad una morte “che poteva e doveva essere evitata secondo il ragionevole convincimento dei congiunti, espresso in puntuali denunce che dopo aver faticosamente superato la richiesta di archiviazione, avanzata dalla Procura della Repubblica, davano vita ad una fase dibattimentale di difficoltoso espletamento per le gravi carenze dell’Ufficio giudiziario, trovando infine conclusione in una frettolosa e inaccettata decisione del Tribunale di Castrovillari che lasciava sostanzialmente impunito un ben grave episodio di malasanità sul quale, per ferma posizione e deciso intervento dei difensori delle parti civili, la Corte d’Appello di Catanzaro ha fatto giustizia”.

(fonte: La Provincia di Cosenza)

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