Bufera all’Asp di Cosenza, Rizzo (Ds): «Atti mafiosi» nel personale sanitario

Martino Rizzo – Direttore sanitario Asp di Cosenza

Una nuova bufera rischia di travolgere l’Asp di Cosenza e l’ambiente sanitario in particolare. L’attuale Direttore sanitario Martino Rizzo, dalla sua pagina facebook, lancia strali pesanti contro pezzi del personale che adottano “atti mafiosi”  intesi come quelli che si «professano onesti, ma poi evadono le tasse, di chi scavalca la fila, di chi calpesta la “cosa pubblica”, di chi usa l’arma subdola del ricatto. Se in una pubblica amministrazione un dipendente ritarda una pratica, è incapacità o atteggiamento mafioso? Se in un reparto con carenza di personale più operatori si ammalano contemporaneamente, creando disagi ai poveri utenti, è coincidenza o atteggiamento mafioso?». Esternazioni forti, che non mancheranno di nuove reazioni, così come è già accaduto nella sezione dei commenti di facebook dove a rispondere è stato il Direttore della Rianimazione dell’ospedale di Rossano Giuseppe Angelo Vulcano che proprio in queste ore, per carenza di personale ha deciso di sospendere i ricoveri al “Nicola Giannettasio”.  «Può un reparto che fa 500 ricoveri all’anno, continua il direttore Rizzo, continuare a reggersi? Può un servizio che produce 1 o 2 prestazioni giornaliere essere economicamente compatibile? E se non produci, puoi chiedere altro personale? Tutto questo è avvenuto e avviene. Farebbe bene, qualcuno, a studiarsi gli “indicatori ospedalieri”, come sto facendo io, e forse si renderebbe conto che i conti non tornano». L’alto dirigente esterna amarezza: «Non so se resterò, e quanto resterò alla Direzione di questa Asp, ma quello che è certo è che solo chi aiuterà la “barca” ad uscire dalle secche, e continuerà a sacrificarsi, avrà riconoscenza e merito. Gli altri continuino nei loro atteggiamenti, e prima o poi dovranno pagare il conto, se non a me, a qualche altro».

La replica del Direttore della divisione di Rianimazione

Il Direttore della divisione di Rianimazione Vulcano legge e rilancia: «Se un dipendente solerte, zelante denuncia un illecito, ci mette la firma e le strutture sovraordinate restano inerti cosa è? Mafia? Se un lavoratore viene indotto, con atteggiamenti subliminalmente intimidatori dai propri superiori, cosa è mafia? Se un lavoratore produce un certificato medico e questa malattia viene confermata dai preposti e, nel sospetto di abuso,  gli organismi sovraordinati restano inerti, cosa è mafia? Sorge il dubbio a chi è lavoratore di questa Azienda, temporaneamente con incarichi di vertice, che quel lavoratore è malato davvero o non è stato fidelizzato o è stato demotivato o banalmente è solo un lavativo. Se un lavoratore viene sottoposto a carichi di lavoro pesantissimi e con carenza di mezzi e ostacolato in ogni modo, il suo datore di lavoro è mafioso? Se un dipendente scrupoloso, onesto e preparato fa delle osservazioni che semplicemente non piacciono al datore di lavoro e per ciò viene emarginato, è mafia? Mi fermo qui. Credo che non si tratti di atteggiamento mafioso, ma di altro».

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