A crianza, racconto di Martino A. Rizzo

Corigliano Rossano – Totò nella poesia “a livella” usa il termine “crianza” che secondo il vocabolario Treccani deriva dalla lingua spagnola nella quale significa sia allevamento che educazione.  Dalla Spagna il termine arrivò a Napoli e da Napoli si estese alla Calabria e pure a Rossano. Successivamente venne ricompreso anche nella lingua italiana ma con la “e” al posto della “i”: “creanza”.

Comunque a Napoli, così come a Rossano, “crianza” è qualcosa di più della semplice buona educazione. È uno stile di vita che contraddistingue una persona e la crianza trova radici in ogni suo comportamento, in ogni atteggiamento o semplice gesto perché è “questione di crianza” l’essere educati e avere rispetto e riguardo nei confronti del prossimo, degli anziani, delle donne, delle tradizioni, del pubblico e quindi delle regole della convivenza civile. A tal proposito si dice «la lira fa il ricco e la crianza fa il signore» e se un ricco non ha crianza, per i rossanesi, può godersi i suoi averi, «ma sempre tamarro resta». Così come con la crianza non c’entrano nulla gli studi, in quanto la crianza viene prima degli studi e dell’erudizione. Infatti chi nella propria vita non ha conosciuto gente anziana e umile che a malapena sapeva fare la propria firma ma che comunque avrebbe potuto insegnare a tanti le regole di come si sta al mondo?

Totò nella poesia “a livella” parla della crianza in relazione all’obbligo morale di andare al cimitero il 2 novembre: «Ogn’anno, il due novembre, c’é l’usanza / per i defunti andare al Cimitero. / Ognuno ll’adda fà chesta crianza …» e pertanto in questo caso l’avere crianza si realizza semplicemente ottemperando a un imperativo morale. La crianza si sposa con mille modi di essere dell’individuo: «Parrare cu crianza», «mangiare con crianza», «s’è comportato con crianza», «omini e fimmini senza crianza», «avissi avuto a crianza e m’immitare», «chissa unn’è crianza», «fare na mala crianza». Infatti quando la crianza manca si entra nella categoria della “mala crianza”, della maleducazione.

Se una persona “ha crianza” si vede, tutti lo intuiscono in quanto lui spontaneamente, con naturalezza, ne dà conferma in ogni momento della sua vita, in ogni passo che fa all’esterno delle sue quattro mura. Non butta lo scontrino fiscale o la cicca per terra, saluta tutti senza aspettare in modo altezzoso che siano gli altri a farlo, cede il passo agli anziani, alle signore, ai bambini, se porta il cane a spasso raccoglie gli escrementi dell’animale, non abbandona la spazzatura fuori dai contenitori predisposti per la raccolta, se guida si ferma quando vede le persone intenzionate ad attraversare sulle strisce pedonali, non sbraita e non va in escandescenze, considera la piazza, il giardino pubblico, la spiaggia, i boschi, la strada, come la migliore stanza di casa sua e quindi da trattare con la massima cura. Insomma la crianza è il “complesso di buone maniere” con le quali la persona ammodo si muove nella società.

«Lassa a crianza» era l’ordine che i genitori impartivano ai propri figli quando pranzavano in casa di estranei e che consisteva nel non divorare tutto il contenuto del piatto e nel lasciare invece un boccone a dimostrazione che l’invitato non era tanto affamato, povero e bisognoso, da fare addirittura la scarpetta. Così quando il ragazzo a casa non terminava tutta la pietanza si sentiva dire: «hai lassato a crianza?».

A rileggere questi concetti si ha l’impressione di parlare di un mondo che appartiene a un tempo lontano e sorge spontaneo chiedersi se oggi “a crianza” ha ancora diritto di cittadinanza o se si è persa nel divenire convulso dei tempi moderni. Ma a questa domanda è meglio che ognuno risponda dentro di sé secondo le proprie esperienze di vita.

Martino A. Rizzo 

 

I racconti di Martino A. Rizzo. Ogni mercoledì su I&C

Martino Antonio Rizzo, rossanese, vive da una vita a

Firenze. Per passione si occupa di ricerca storica

sul Risorgimento in Calabria. Nel 2012 ha pubblicato

il romanzo Le tentazioni della

politica e nel 2016 il saggio Il Brigante Palma e i misteri

del sequestro de Rosis. Nel 2017 ha fondato il sito

anticabibliotecacoriglianorossano.it. Nel 2019 ha curato la pubblicazione

dei volumetti Passo dopo passo nella Cattedrale di Rossano,

Passo dopo passo nella Chiesa di San Nilo a Rossano,

Le miniature del Codice Purpureo di Rossano.

Da fotografo dilettante cerca di cogliere

con gli scatti le mille sfaccettature del paese natio

e le sue foto sono state pubblicate nel volume di poesie

su Rossano Se chiudo gli occhi.

 

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